Un sogno per domani (Mimi Leder, 2000)
Un sogno per domani (Pay it forward)
di Mimi Leder – USA 2000
con Haley Joel Osment, Kevin Spacey, Helen Hunt
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Visto in TV, con Sabrina.
Stimolato da un compito assegnato in classe dall’insegnante di scienze sociali (ideare un metodo per cambiare in meglio il mondo), il sensibile undicenne Trevor (Haley Joel Osment, appena reduce da "Il sesto senso") escogita una sorta di catena di Sant’Antonio composta da “buone azioni”: chi riceve un favore dovrà ricambiare aiutando a sua volta, e in maniera del tutto disinteressata, altre tre persone sconosciute. Il generoso meccanismo si propagherà per tutto il paese, fino a quando un giornalista – “risalendo” all’indietro la catena dei favori – rintraccerà il bambino e lo intervisterà, contribuendo a diffondere ancora di più la sua idea. Fra coloro che ne beneficeranno, tra gli altri, ci saranno anche la madre di Trevor (Helen Hunt) e il suo insegnante (Kevin Spacey), che troveranno l’uno nell’altra un conforto alle rispettive solitudini. Idealistico e ottimista, un film ad alto rischio di retorica: i buoni sentimenti non mancano, il meccanismo narrativo è farraginoso e la filosofia di fondo può sembrare innovativa giusto agli americani, così assuefatti a una società individualista e menefreghista (non a caso la pellicola si svolge a Las Vegas, località “antisociale” per eccellenza) da trovare insolita o addirittura “eroica” l’idea di mostrarsi gentili con gli sconosciuti (non più di tre, però, mi raccomando!). Ma le discrete prove degli interpreti (su tutte quella di Spacey, nei panni di un uomo ferito e vulnerabile; ma bene anche la Hunt, madre alcolizzata e spogliarellista, e Jim Caviezel, il barbone che per primo sperimenta la generosità di Trevor), il valore dello spunto di partenza (di fatto l’idea del bambino consiste nel dar vita a un “social network” offline) e un finale non del tutto lieto (al quale peraltro non sono mancate critiche) valgono almeno una visione. Il titolo originale della pellicola, “Pay it forward”, ribalta il “Pay it back” con cui di solito si definisce l’atto di restituire – per gratitudine o per senso del dovere – un favore a chi l’ha fatto.
4 commenti:
Film talmente doloroso, soprattutto sul finale da pugno nello stomaco, che ho scelto di vederlo solo una volta e poi mai più.
Interpreti grandiosi.
Troppo "hollywoodiano" e buonista per sconvolgermi, però devo dire che in effetti quel finale non me lo aspettavo...
Molto retorico e a tratti stucchevole, ad esclusione del finale ovviamente. Il bambino mi sta antipatico come poche cose nella vita...non il protagonista, l'attore proprio...
Ale55andra
Si', non e' un mostro di simpatia. Nel "Sesto senso", invece, era perfetto. Ma quasi sempre i divi bambini diventano antipatici gia' al secondo film.
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