Cannes e dintorni 2011 - conclusioni
Rispetto all'anno scorso, la rassegna è stata sicuramente di livello più alto. Ho visto meno film del solito (anche perché ho saltato la prima giornata, quando era in programma “The artist” di Michel Hazanavicius, che spero di recuperare in futuro), ma quasi tutti molto interessanti. Uno dei principali temi conduttori è stato senza dubbio quello delle donne: come protagoniste di molte pellicole (da “E ora dove andiamo?” di Nadine Labaki a “La source des femmes” di Radu Mihaileanu, da “Melancholia” di Lars von Trier – ma per il danese non è una novità mettere un personaggio femminile al centro dei suoi lavori – a “Le donne del 6° piano” di Philippe Le Guay) o come registe (la già citata Labaki, ma anche la Maïwenn di “Polisse”; mi sono perso, invece, i lavori di Alice Rohrwacher e Urszula Antoniak). Proprio il film di von Trier mi è parso il migliore fra quelli che ho visto: probabilmente meritava la Palma d’Oro (e chissà, magari l’avrebbe vinta se non ci fossero state le polemiche in conferenza stampa). A seguire, le suddette Labaki e Maïwenn. Buoni anche “Drive” di Nicolas Winding Refn, “Atmen” di Karl Markovics e “Play” di Ruben Östlund. I film che invece mi hanno soddisfatto di meno sono stati quelli di Le Guay e di Mihaileanu.
2 commenti:
Cosa ti fa pensare che una bella apologia di Hitler con la Dunst che voleva sprofondare sotto il tavolo abbia potuto influenzare la giuria? :D
La cosa assurda è che quei discorsi non c'entrano nulla con i temi del film... Qualcuno gli avrà chiesto come mai nella pellicola c'erano tanti riferimenti al romanticismo tedesco e la musica di Wagner, e lui è partito per la tangente, cercando come al solito di essere provocatorio. Purtroppo non si è reso conto che se lo hanno preso sul serio quando si era inventato il Dogma o l'Automavision, lo avrebbero preso sul serio anche stavolta...
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