15 giugno 2011

Drive (Nicolas Winding Refn, 2011)

Drive (id.)
di Nicolas Winding Refn – USA 2011
con Ryan Gosling, Carey Mulligan
***

Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Il taciturno protagonista del film (di cui non ci viene mai detto il nome: nei titoli di coda figura come “driver”) è un pilota provetto che lavora come meccanico in un garage di Los Angeles e, part-time, come stuntman in alcuni dei più pericolosi set cinematografici. Ma soprattutto, offre i propri servizi a criminali che necessitano di un buon autista per portare a termine i loro colpi. La sua vita cambia quando si innamora della vicina di casa, una giovane mamma il cui marito è in galera: per aiutare quest’ultimo, si lascia coinvolgere in una rapina a un banco di pegni che lo trascinerà in mezzo a una faida all’ultimo sangue con la criminalità organizzata. Il soggetto, tratto da un romanzo di James Sallis, non è certo nuovo, e la storia percorre territori già battuti più volte dal cinema noir e d’azione (il modello principale è probabilmente “Driver l’imprendibile” di Walter Hill): ma lo stile di Winding Refn, uno dei registi attualmente più interessanti in circolazione (il film che gli ha dato la fama, “Bronson”, uscirà a breve – con tre anni di ritardo – nelle sale italiane), è folgorante e pieno di energia. Le panoramiche notturne della città, il sincero ritratto dei personaggi, le improvvise esplosioni di violenza (come il pestaggio nell’ascensore), l’utilizzo della musica, e persino la grafica dei titoli di testa e di coda sono tutti elementi che contribuiscono a costruire un’atmosfera urbana di grande spessore, che compensa in parte lo scarso approfondimento psicologico e la poca originalità della vicenda. Il bravo Ryan Gosling dà vita a un protagonista apparentemente inespressivo come un Big Jim, sempre con uno stecchino in bocca (come Chow Yun-Fat in "A better tomorrow"!), ma attraverso il cui sguardo sono percepibili emozioni e sentimenti. Indimenticabile il suo giubbotto bianco con l’immagine di uno scorpione dorato. Nel cast ci sono anche Ron Perlman, Christina Hendricks, Albert Brooks e Oscar Isaac.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

..ho appena visto Bronson che devo dire non mi ha convinto fino in fondo pur riconoscendo al regista una personalità originale..quindi aspetto Drive per verificare gli sviluppi del suo percorso artistico..e poi per Ryan Gosling che tra i giovani attori è quello che più mi piace..da Cannes ho letto critiche favolose..si parlava di un nuovo modo di fare cinema..tu invece mi confermi il difetto di Bronson ovvero lo scarso approfondimento psicologico ed un eccesso di "forma"...staremo a vedere...

nickoftime

Christian ha detto...

Il difetto principale (se poi di difetto si può parlare) è che racconta una storia e mostra personaggi già visti mille altre volte al cinema. Qua e là riaffiorano echi di polar francesi, dell'exploitation anni settanta, del cinema hongkonghese, di Peckinpah, di Besson ("Leon"), di Jarmusch ("Ghost Dog"), ma soprattutto del cinema urbano americano (Walter Hill, su tutti). Quanto allo stile, è davvero ottimo, ma anche diverso dall'unico altro film di Refn che avevo visto finora (ossia "Walhalla Rising"), che era molto più alla Lars von Trier... Qui credo che si sia dovuto adeguare al fatto di essere coinvolto in una produzione hollywoodiana, ma ha saputo comunque mantenere una certa personalità. In ogni caso, è un regista da tenere sott'occhio.

Noodles ha detto...

Ma Bronson non è proprio mai uscito qui? Ricordo di averlo visto, e credevo fosse la copia italiana. Evidentemente l'avrò visto in originale e ricordo male.

Christian ha detto...

Sì, "Bronson" è uscito nelle sale italiane pochi mesi fa, a giugno 2011, per l'appunto con tre anni di ritardo.

Elio ha detto...

D'accordo anche in questo caso, però solo fino ad un certo punto. Il problema secondo me non è la storia stereotipata; ormai, anzi, è difficile trovare un film completamente originale, è anche ovvio. Il punto debole del film sta a mio avviso nel finale, non perché non sia riuscito ma perché doveva essere il climax della pellicola, climax che invece non viene raggiunto. Un ottimo thriller che si conclude con un buon finale non va granché bene.

Christian ha detto...

Quando ho visto il film, il finale non mi aveva dato fastidio, però è anche vero che non è particolarmente memorabile (come possono essere invece, per esempio, i finali dei film hongkonghesi di John Woo). Diciamo che anche in questo il film si conferma più attento alla forma che al contenuto.