24 giugno 2011

E la nave va (Federico Fellini, 1983)

E la nave va
di Federico Fellini – Italia 1983
con Freddie Jones, Barbara Jefford
**1/2

Rivisto in divx.

Luglio 1914: mentre l'Europa sta per entrare in guerra, un transatlantico di lusso salpa da un porto italiano per portare le ceneri della "più grande diva di tutti i tempi", la defunta cantante d'opera Edmea Tetua – come da sue ultime volontà – fino alla sua isola natale, nel mar Egeo, dove verranno disperse in mare. A bordo della nave ci sono molte celebrità e personaggi eccentrici: cantanti, direttori d'orchestra, musicisti, impresari e gente di spettacolo, più alcuni dei più altolocati ammiratori della diva (compreso un granduca austriaco) e un giornalista, il signor Orlando, che presenta al pubblico gli stravaganti ed enigmatici passeggeri e fa la cronaca del viaggio, rivolgendosi agli spettatori in prima persona. Fra amori, capricci, gelosie e piccoli problemi, i primi giorni trascorrono tranquilli: ma poi il "mondo reale" fa irruzione sotto forma di un nutrito gruppo di profughi serbi che invade inaspettatamente il ponte (il comandante li ha raccolti in mare, mentre tentavano di raggiungere l'Italia per fuggire dai disordini in patria) e della minacciosa corazzata austro-ungarica che appare all'orizzonte per reclamare i naufraghi. Ironico e surreale, il film di Fellini (co-sceneggiato da Tonino Guerra) non vuole dunque soltanto omaggiare il mondo del "bel canto" ma anche ritrarre la brusca conclusione di un periodo storico – la Belle Epoque, quella dell'Europa prima della guerra – della cui alta borghesia fa una satira a tratti impietosa. E proprio come in "Titanic", la nave affonda mentre sul ponte si continua a cantare e a suonare.

Caratterizzato da una struttura episodica che alterna momenti comici e grotteschi (il rinoceronte che soffre di mal di mare, o forse di mal d'amore; il basso che con la sua voce profonda fa cadere in catalessi una gallina) ad altri di grande suggestione (i musicisti che improvvisano un brano di Schubert in cucina, suonando su bicchieri e cristalli; l'esibizione dei cantanti nella sala macchine), il film ha tutti i crismi del divertissement, e come tale va accolto e giudicato. Nel ricco cast internazionale, è da segnalare Pina Bausch nei panni della principessa cieca che "vede" le note musicali e le voci come se fossero colori. Victor Poletti (che con Fellini girò qualche anno dopo un celebre spot per Campari, quello in cui cambiava il paesaggio del finestrino del treno con il telecomando) è il tenore Fuciletto, Sarah-Jave Varley è la giovane e bella Dorotea di cui Orlando si invaghisce, mentre Barbara Jefford è l'altezzosa soprano Ildebranda Cuffari, gelosa della popolarità della diva defunta. Edmea Tetua (interpretata da Janet Suzman in filmati d'epoca), naturalmente, è ispirata a Maria Callas (che era morta poco prima del film). Oltre che con la musica (nel film compaiono tanti brani classici, ludicamente mescolati con le immagini, come nella scena del coro al momento in cui la nave salpa o in quella dove i cuochi lavorano velocemente in cucina e i passeggeri mangiano al rallentatore sulle note di Tchaikovsky; e numerose arie d'opera – soprattutto di Verdi – fuse insieme o cantate su testi nuovi e scritti per l'occasione da Andrea Zanzotto), Fellini gioca con il (meta)cinema: la pellicola si apre come se si trattasse di un film appunto del 1914, muto e in bianco e nero (poi progressivamente arrivano colore e sonoro), e si conclude svelando invece allo spettatore la finzione cinematografica, mostrando cioè il set e la troupe al lavoro (come farà anche Abbas Kiarostami ne "Il sapore della ciliegia").

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Verdi è La forza del destino, ben adattato al film (per tutto il film), però il Debussy all'inizio e alla fine non si può passare sotto silenzio: Suite bergamasque, n.3 (se non ricordo male, ma tanto è tutto da ascoltare).
Gli ho dedicato molto spazio perché avevo bisogno di mettere in ordine tutto quello che mi aveva fatto venire in testa...In ogni caso, devo dire che mi è piaciuto molto, è un film un po' strano ma alla fine lo si ricorda volentieri. L'unica cosa che mi dispiace è che in tv passi quasi soltanto la scena della "sfida di canto" nella sala macchine, che tolta dal suo contesto è un tantino stucchevole (vista dentro il film invece ha valore).

Christian ha detto...

Di Verdi c'è anche tanta Aida e un po' di Traviata (ma meno di quanto mi ricordavo: avevo visto questo film per la prima e unica volta una ventina di anni fa, e mi ricordavo delle scene che invece non ci sono...!! Per esempio, mi ricordavo il soprano che cantava "Amami Alfredo" mentre la nave affondava, e invece sono rimasto stupito di non ritrovare questa scena... "Amami Alfredo" viene intonata, brevemente, soltanto nella sfida nella sala macchine).

Luciano ha detto...

Anch'io l'ho visto molti anni fa e me lo ricordo come un film incredibile, molto suggestivo e "onirico". Conto di rivederlo.

Christian ha detto...

Credo che Fellini si sia molto divertito a girarlo, e si vede. Quella che rimane a distanza di tempo è soprattutto l'atmosfera, anche perché il film è fatto di tanti piccoli episodi legati da un filo conduttore più che di una trama vera e propria.