Elegia di Osaka (Kenji Mizoguchi, 1936)
Elegia di Osaka (Naniwa ereji)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1936
con Isuzu Yamada, Seiichi Takegawa
**1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.
Prima sceneggiatura di Yoshikata Yoda – che da questa pellicola in poi diverrà l'abituale collaboratore di Mizoguchi – "Elegia di Osaka" trasporta la consueta eroina femminile dei film del regista in un contesto contemporaneo: ma sebbene calati in un ambiente più moderno, quasi "alla Ozu", i temi e i rapporti fra i personaggi sono ancora quelli dell'epoca feudale (non a caso nel titolo originale figura Naniwa, l'antico nome di Osaka). Ayako, la protagonista, lavora come telefonista nell'ufficio di una compagnia farmaceutica ed è fidanzata con il giovane impiegato Nishimura. Suo padre, però, è pieno di debiti: pur di aiutarlo, la ragazza accetta di diventare segretamente l'amante e la mantenuta di Asai, il proprietario dell'azienda. Quando la moglie di Asai scopre tutto, lo costringe a troncare la relazione. Ayako, a questo punto, vorrebbe sposare Nishimura, ma per aiutare anche il fratello – che ha bisogno di denaro per pagare la retta universitaria – decide di ingannare Fujino, un altro dirigente della compagnia, fingendosi disposta a diventare anche la sua amante ma lasciandolo con un pugno di mosche dopo aver preso i suoi soldi. Denunciata da questi, viene arrestata. Nishimura la lascia sola, la famiglia la ripudia (il padre ha nascosto il denaro inviato da Ayako e ha tenuto segreto al figlio i motivi del comportamento della ragazza), e lei si ritrova così in mezzo alla strada, rinnegata e disprezzata di tutti. Ancora una volta, come si vede, al centro del film c'è il tema del sacrificio di una donna forte, altruista e coraggiosa, in favore di uomini deboli, sfruttatori e in questo caso anche ingrati. Anche se meno tragico di quelli di Taki no Shiraito o di O-Sen, il destino di Ayako è segnato: diventare dapprima una mantenuta e poi una delinquente ("una malattia che nemmeno io so curare", dice il dottore di famiglia nel finale). Se la simpatia del regista è tutta per lei, il mondo in cui si svolge la vicenda è descritto come oppressivo e dipendente solo dal denaro, dal dovere e dalla morale. Persino la famiglia, anziché un baluardo contro le asprezze della società come in Ozu, ne è uno specchio fedele che riflette al proprio interno meschinità ed egoismo. Forse un po' troppo melodrammatico per i miei gusti: il modo in cui il destino si accanisce contro i personaggi di Mizoguchi mi è sempre parso un po' esagerato. In un ruolo minore (un poliziotto) c'è anche Takashi Shimura. La musica è jazz, quasi gerschwiniana.
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