27 aprile 2009

Dove sognano le formiche verdi (W. Herzog, 1984)

Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen Ameisen träumen)
di Werner Herzog – Germania/Australia 1984
con Bruce Spence, Wandjuk Marika
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Rivisto in DVD, con Marisa e altra gente.

Un geologo che lavora per una compagnia mineraria nel deserto australiano deve interrompere il proprio lavoro perché un gruppo di aborigeni non vuole che il terreno venga devastato dagli esplosivi: quello, sostengono, è infatti il luogo "dove sognano le formiche verdi" e al quale la loro tribù è legata da tempi immemorabili. La causa in tribunale che ne consegue – fondata sulla legge inglese – non può che dar ragione alla compagnia, ma il geologo sarà ormai entrato in contatto con un mondo che non conosceva e questo lo costringerà a ripensare la propria vita...
Con la sua consueta commistione tra fiction e documentario (la vicenda è ispirata a un caso reale), Herzog realizza un film suggestivo, anche se un po' didascalico e "a tema", che parla delle radici ancestrali dell'umanità, dello scontro fra culture e fra i diversi modi di concepire l'esistenza, dell'impossibilità di comunicare (come nel caso dell'aborigeno "muto", chiamato così perché nessuno è in grado di comprendere la sua lingua essendo l'ultimo discendente della propria tribù), del legame indissolubile fra l'uomo e la terra, dall'incompatibilità di determinati individui con la tecnologia occidentale (l'ascensore che si guasta o l'orologio che impazzisce in presenza degli anziani tribali), del ruolo dei canti e dei sogni nel dare forma alla realtà (indimenticabile la scena in cui un gruppo di aborigeni prega all'interno di un supermercato, nel reparto dei detersivi, perché quello è il luogo sacro dove si trovava l'unico albero della regione e dove da millenni gli uomini vanno a "sognare i propri figli"): un film da abbinare alla lettura de "Le vie dei canti" di Bruce Chatwin. Le formiche verdi (e le loro caratteristiche, illustrate sullo schermo da un bizzarro entomologo) sono frutto della fantasia del regista, che ha preferito inventarsi un animale totemico di sana pianta anziché proporre sullo schermo un mito reale (allo stesso modo in cui gli oggetti sacri della tribù non possono essere mostrati ad estranei, o i nomi dei morti non possono essere pronunciati per diversi anni). Lo spilungone Spence, che assomiglia vagamente a Donald Sutherland, era già apparso nei film della serie "Mad Max".

1 commento:

Spinoza ha detto...

Bel film, come praticamente tutto Herzog...