A bittersweet life (Kim Ji-woon, 2005)
A bittersweet life (Dalkomhan insaeng)
di Kim Ji-woon – Corea del Sud 2005
con Lee Byeong-heon, Shin Min-ah
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Visto al cinema Colosseo, con Albertino, Elena e Cristiano.
Il braccio destro di un capobanda viene incaricato dal boss di sorvegliare la sua giovane amante per scoprire se lo tradisce. Il nostro sorprende effettivamente la ragazza in compagnia di un altro, ma anziché giustiziare entrambi come gli era stato ordinato, risparmia loro la vita. Il boss, naturalmente, scopre tutto e punisce il suo ex pupillo, lasciandolo in balia di una gang rivale. Comincia da qui una sanguinosa vendetta.
Il film di Kim Ji-woon (già autore del noiosissimo "Two sisters") è giunto nelle sale nostrane sull'onda di "Old boy", ma la sua violenza, seppur notevole e brutale, è decisamente meno estrema, anche moralmente, di quella di Park Chan-wook. Siamo piuttosto dalle parti dei film sulle triadi di Hong Kong, di titoli come "A better tomorrow" e "The mission", pieni di sparatorie coreografate, di tradimenti, onore e vendetta. Curiose anche alcune (involontarie?) citazioni da Tarantino: lo spunto iniziale ricorda il primo episodio di "Pulp Fiction", la scena in cui il protagonista viene sepolto vivo quella analoga di "Kill Bill, vol. 2". Ben confezionato e recitato, ma funestato dal solito pessimo doppiaggio italiano, è un film che si lascia vedere senza però sorprendere particolarmente e senza lasciare granché allo spettatore al termine dei titoli di coda. Rispetto alle pellicole hongkonghesi, poi, infastidisce la presenza di alcuni tocchi zen del tutto superflui, che cercano di dare una patina autoriale a quello che in fondo è "solo" un film di genere.
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