Transamerica (D. Tucker, 2005)
Transamerica (id.)
di Duncan Tucker – USA 2005
con Felicity Huffman, Kevin Zegers
***
Visto al cinema Eliseo, con Albertino e Paola.
Negli ultimi mesi sono stati almeno tre i film con un soggetto simile, quello del padre in cerca di un figlio che non ha mai conosciuto e non sapeva di avere: "Non bussare alla mia porta" di Wenders, "Broken flowers" di Jarmush e questo. Tutti e tre road-movie che attraversano l'America, con temi simili, effettivamente poco originali ma sempre validi (la riscoperta di sé stessi, la conquista degli affetti, ecc.). Questo forse è il più bello dei tre, e non tanto per l'elemento trasgressivo (la transessualità del/la protagonista non è mai presentata in maniera volgare) quanto per il suo perfetto equilibrio fra dramma e commedia, senza che la sceneggiatura sfoci mai nella retorica (né "pro" né "contro"). Il personaggio di Stanley/Bree è fenomenale e regge praticamente da solo tutto il film. La Huffman, davvero eccezionale, avrebbe meritato l'Oscar che invece è andato a Reese Witherspoon (per un film che non ho visto). Non mi pare che la storia venga mai collocata temporalmente (non ci sono date nel film), ma potrebbe benissimo svolgersi nei primi anni '80. Niente, dai vestiti dei personaggi, alle automobili usate, alla tecnologia presente, sembra appartenere al ventunesimo secolo. Forse anche questo aiuta ad accomunare il film ai tanti road-movie di quegli anni (a partire da "Paris, Texas" di Wenders, guarda caso anche quello sul rapporto fra un padre e un figlio che si sono appena conosciuti). Paola ieri mi aveva detto che il film le sembrava ambientato in Australia, senza sapere spiegare il perché di questa impressione. Avevo pensato che forse il deserto del southwest americano fosse simile a quello australiano, ma ora mi rendo conto che forse è stata anche l'influenza di "Priscilla", col quale peraltro ha poco a che fare. Fra l'altro, Bree stessa nel film a un certo punto specifica "sono una transessuale, non una travestita".
In conclusione, un bellissimo film, che cresce nella seconda parte (soprattutto dall'incontro con i genitori di Bree, divertentissimo). Il merito credo che vada alla sceneggiatura (e agli attori) più che alla regia, comunque efficace (Tucker è al suo primo lungometraggio). Il titolo è più che mai azzeccato e per una volta trovo giusto che non sia stato cambiato in italiano.
0 commenti:
Posta un commento