Il caimano (Nanni Moretti, 2006)
Il caimano
di Nanni Moretti – Italia 2006
con Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca
***
Visto al cinema Colosseo.
Parlare dell'ultimo film di Moretti è difficile, e non solo perché in questi giorni ne stanno parlando tutti, anche e soprattutto chi non l'ha visto e non andrà a vederlo. È difficile perché in realtà non è un film, sono due. La parte principale della pellicola è la storia di un produttore cinematografico in crisi (sentimentale, economica, culturale) ed è anche un omaggio al mondo del cinema italiano, all'industria del trash anni '70 che oggi si è dovuta riciclare nelle fiction, nei festival, nella pubblicità. Il protagonista, il bravissimo Silvio Orlando è circondato dalle partecipazioni speciali di decine di registi e collaboratori vari (Montaldo, Virzì, Grimaldi, Garrone, Sorrentino, Mazzacurati, De Maria, Placido, Stuhr, e chi più ne ha più ne metta…). Questa prima parte (che occupa il 95% della pellicola) non è un film politico: il fatto che il soggetto del film che il produttore deve girare sia Silvio Berlusconi è del tutto irrilevante. Potrebbe trattarsi di qualsiasi altro argomento di attualità, senza che il significato e il contenuto della storia personale di Orlando cambino di una virgola. Lo dimostra anche il fatto che il personaggio di Jasmine Trinca, la regista "impegnata", appare scollato dal resto del film e non è particolarmente approfondito. Lei è bella, brava e simpatica, ma le motivazioni antiberlusconiane del suo personaggio, che dovrebbero essere il "motore" della vicenda, sono buttate lì, dichiarate e date per scontate ma mai motivate chiaramente. Il film politico, quello di cui tutti i giornali stanno parlando in questi giorni, viene fuori invece soltanto nell'ultima scena. Negli ultimi cinque minuti, quando Silvio Orlando non è più sullo schermo e il protagonista (guarda caso) diventa Nanni Moretti in prima persona. Solo allora, "Il caimano" diventa un film su (contro) Berlusconi. Inutile dire che è la parte più interessante del film, quella che sarà ricordata: forte, viscerale, amara, coinvolgente. Tutto ciò che viene prima, per quanto bello, non è certo meglio delle altre cose che Moretti ha già fatto in passato.
Nota: quando sullo schermo sono apparse le immagini de "La città incantata" di Hayao Miyazaki, ho sobbalzato nella poltrona. A Moretti, nei suoi film, capita spesso di criticare altre pellicole (come fece con "Henry pioggia di sangue" in "Caro diario"), e temevo che le scene di quella che ritengo una delle opere migliori di Miyazaki servissero per dare contro, come purtroppo capita spesso in Italia, ai "cartoni giapponesi violenti". Per fortuna tutto si esaurisce in pochi istanti, con Silvio Orlando che dà anche un lapidario giudizio: "è bello". Anche se, ripensandoci, non è che i gusti di Orlando nel film coincidano con quelli del buon Nanni, che non ha mai girato film trash (anche se li ama), non ha mai votato Berlusconi, e non direbbe mai che Dida è meglio di Buffon… :-)
6 commenti:
mi piace come hai sintetizzato anche il mio pensiero.
Nella tua visione del film, mi sembra che manchi un passaggio chiave che è rappresentato dal ruolo interpretato dal "famoso attore Placido". Questo si situa tra la prima parte del film che, come giustamente dici tu, può alludere a qualsiasi argomento, e la seconda, in cui è chiamato direttamente in causa Berlusconi.
Quando l'attore famoso si rende conto che il personaggio interpretato è proprio Berlusconi, cioé "l'uomo potente", non vuole correre rischi e allora si tira indietro con ipocrisia tipicamente italiana, rifugiandosi nel sentimentalismo ("tengo famiglia"). Lo ritroviamo poi sul set di un film di costume, ruolo molto più remunerativo e meno rischioso. E' evidente che interpreta la maggior parte del ceto medio-alto italiano, che, pur di non correre rischi, chiude gli occhi continuando a fare i proprio comodi, sporchi o puliti che siano. A questo punto, se si vuole smascherare il caimano, l'attore-autore, Nanni Moretti, è costretto a scendere in campo direttamente, senza allusioni generiche e prendendo atto che la vera degenerazione parte dalla collusione con il personaggio rappresentato da Berlusconi.
Marisa, hai ragione ma resto convinto che anche il personaggio di Placido vada a inquadrarsi in un discorso sulla superficialità del cinema italiano, più che su Berlusconi e la politica. Altrimenti, l'attore avrebbe rifiutato il ruolo sin dall'inizio (a differenza di Orlando, capisce subito che si parla di Berlusconi e pretende anche di "adattarlo" a se stesso), invece lo rifiuta solo quando gli arriva una proposta più "comoda", quella della fiction su Cristoforo Colombo.
non lo so, ma sarà stato averlo visto con mesi di ritardo, dopo le elezioni, quando oramai anche qui in francia nessuno cne parlava più, eppure il primo film, quel 95% quasi intimista l'ho trovato bello, espressivo, molto valido come descrizione di questi ultimi anni
più o meno a quale minuto del film c'è l'omaggio a Miyazaki?
Aspetta che prendo il DVD... ecco... più o meno al minuto 24.
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