27 luglio 2017

Il ciclista (Mohsen Makhmalbaf, 1987)

Il ciclista (Bicycleran)
di Mohsen Makhmalbaf – Iran 1987
con Moharram Zaynalzadeh, Esmail Soltanian
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Rivisto in DVD, in originale con sottotitoli (registrato da "Fuori Orario").

Per guadagnare il denaro necessario a pagare il ricovero in ospedale della moglie, gravemente malata, l'immigrato afgano Nassim – che in gioventù al suo paese era stato un campione di ciclismo – viene convinto da un impresario circense ad "esibirsi" nella pubblica piazza restando in sella a una bici per sette giorni e sette notti di fila. Attorno a lui, mentre gira lentamente in tondo in uno spazio ridottissimo, sorge un vero e proprio baraccone composto da spettatori, curiosi e personaggi di vario genere, dai venditori ambulanti (compresa una zingara che predice il futuro) ai gestori di scommesse clandestine, tanto che gli interessi affinché Nassim riesca (o fallisca) nella sua impresa crescono a dismisura, a sua insaputa: ci saranno dunque tentativi di sabotaggio e di protezione incrociati. Affidandosi alla metafora del cerchio, con stile dinamico e grande maestria tecnica (dalla fotografia al montaggio alternato), sia pure in un contesto di produzione "povera", Makhmalbaf firma una moderna parabola sulla disperazione e lo sfruttamento, al tempo stesso realista e pittoresca, che fu anche uno dei suoi primi grandi successi. Caratterizzato a tratti da un cinismo quasi wilderiano (si pensi, per esempio, a "L'asso nella manica"), il film fa ruotare attorno al protagonista tutta una serie di personaggi mirabilmente caratterizzati: dal figlioletto (che lo tiene al corrente dello stato di salute della madre) all'impresario (che fa soldi alle sue spalle, e nel frattempo lo esalta con racconti sempre più inverosimili: "quest'uomo in India ha fermato un treno con lo sguardo, e in Pakistan ha sollevato due buoi con un dito"), dal giudice (che deve controllare che non scenda mai dalla sella) ai vari medici che tengono sott'occhio le sue prestazioni (e, nel caso dei dottori assoldati dallo scommettitore rivale, fare in modo che non riesca nell'impresa), dall'amico che lo sostituisce per un breve momento durante la notte (e che pagherà caro il suo altruismo) alle personalità pubbliche che lo temono oppure lo elogiano in una serie di discorsi retorici, fino a personaggi minori come la figlioletta della zingara (interpretata da Samira, la figlia di Mohsen Makhmalbaf, che poi diventerà regista a sua volta), alla quale la moglie di Nassim regala il suo fermaglio per capelli in una scena ad alto impatto emotivo. Oltre al pathos e al neorealismo della prima parte, non mancano momenti onirici-surreali e tocchi di umorismo spietato (il rivale che assolda braccianti afgani, pagandoli cifre folli per farli scavare nel deserto, pur di togliere spettatori allo show; l'infermiera ribelle che somministra il sonnifero al medico anziché a Nassim; per non parlare della scena in cui alla moglie, in ospedale, vengono forniti il respiratore, la flebo e il cibo solo nel momento in cui arrivano i pagamenti). E il finale, con il protagonista che continua a pedalare, incapace di fermarsi anche dopo aver completato la sua sfida, si ammanta di sovratesti filosofici. Il sacrificio di Nassim, diventato quasi una figura messianica, non avrà mai fine (la moglie stessa è ancora ricoverata), proprio come il suo percorso circolare. Secondo alcune fonti il film è del 1987, secondo altre del 1989. L'attore Moharram Zaynalzadeh, che per interpretare la parte di Nassim dovette dimagrire di ben 18 chili, rimarrà poi a lungo un fedele collaboratore del regista.

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