9 aprile 2023

Il cammino della speranza (P. Germi, 1950)

Il cammino della speranza
di Pietro Germi – Italia 1950
con Raf Vallone, Elena Varzi
**1/2

Visto in TV (RaiPlay).

Dopo la chiusura della solfara locale, che dava loro lavoro e sostentamento, i minatori di un villaggio siciliano decidono di partire con le loro famiglie per trasferirsi tutti in Francia, allettati dalle parole di una "guida" (Saro Urzì) che si offre di condurli a destinazione clandestinamente, superando controlli e confini. Il viaggio sarà lungo, duro e difficile: alcuni si perderanno, altri sceglieranno di tornare indietro, ma alla fine un gruppo di emigranti raggiungerà la terra promessa. Ispirato a un fatto vero raccontato nel romanzo "Cuori negli abissi" di Nino Di Maria, nonché alla reale chiusura della solfara Ciavolotta in provincia di Agrigento, una pellicola di impianto corale, forse più importante che bella, sceneggiata da Federico Fellini e Tullio Pinelli (che avevano collaborato con Germi già l'anno precedente per "In nome della legge"). Oltre al tema dell'emigrazione, racconta anche di un'Italia spaccata in due, fra l'arretratezza delle zone rurali e la vita moderna della grande città (nell'episodio di Lorenza, la ragazza che si perde durante la sosta a Roma); degli ostacoli posti dall'autorità e dalla burocrazia; della convivenza fra abitanti di regioni differenti (i siciliani e i bergamaschi, assunti dallo stesso fattore per aiutarlo col raccolto); delle lotte sociali fra poveri (scioperanti contro crumiri, ma entrambi repressi dalle forze dell'ordine). I molti personaggi del cast hanno storie e vicende personali che procedono per lo più in parallelo. E a tratti la vicenda si fa melodrammatica, come nel caso del duello rusticano sulla neve delle Alpi fra il protagonista Saro (Raf Vallone) e il "bandito" Vanni (Franco Navarra) per l'amore della bella Barbara (Elena Varzi). La colonna sonora è di Carlo Rustichelli, ma a spiccare è soprattutto la canzone popolare "Vitti 'na crozza" del compositore Franco Li Causi, divenuta poi molto celebre. Apprezzato da pubblico e critica, anche internazionale (vinse premi a Cannes e Berlino), il film suscitò polemiche politiche in patria per la sua rappresentazione della "disoccupazione postbellica".

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