20 aprile 2023

Elvis (Baz Luhrmann, 2022)

Elvis (id.)
di Baz Luhrmann – USA 2022
con Austin Butler, Tom Hanks
**1/2

Visto in TV (Now Tv).

Biopic su Elvis Presley (Austin Butler), la cui vita e la cui carriera sono lette attraverso il rapporto con il suo controverso manager, il "colonnello" Tom Parker (un Tom Hanks ingrassato e invecchiato da un eccesso di trucco prostetico), l'imbonitore da circo che lo scoprì da giovanissimo e lo portò al successo, salvo sfruttarne la fama per spremere da lui più denaro possibile: il film suggerisce addirittura che sia stato il colonnello a spingerlo verso il consumo di droghe che lo condurrà prematuramente alla morte. La chiava narrativa scelta (la voce narrante è appunto quella di Parker, che si rivolge direttamente al pubblico, ovvero ai fan del "Re") finisce col mettere in secondo piano proprio l'arte di Elvis – ovvero la sua voce e la sua musica – mentre del personaggio si sottolineano la fragilità, la vulnerabilità e le insicurezze (poco prima di morire, lamenta che "nessuno si ricorderà di me, non ho fatto niente che rimarrà"). Nella confusione di una regia che non si risparmia citazioni pop (Star Trek, Capitan Marvel), una camera mobilissima (grazie al digitale), una fotografia dai colori brillanti, l'uso indiscriminato di split screen, ralenti, fermi immagine, scritte colorate in sovrimpressione, vignette a fumetti, Luhrmann racconta l'ascesa e la caduta di un "mito", il suo rapporto con la società che lo circondava (con numerosi accenni a questioni razziali, sociali e politiche), ma soprattutto con i lati oscuri della fama e del successo. Quanto al contesto musicale, rimane appunto sullo sfondo: certo, ci viene detto che Elvis fu l'anello di congiunzione fra il country dei bianchi e il rhythm and blues dei neri, che il suo eccentrico rock'n'roll ha avuto una grande influenza culturale, che il suo modo di muoversi sul palco ha scatenato le folle (e le proteste dei conservatori), ma di fatto le sue canzoni – anche le più celebri, di cui si odono solo frammenti – finiscono in secondo piano. Non è un film musicale, per intenderci. Richard Roxburgh è il padre Vernon, Olivia DeJonge la moglie Priscilla. Otto nomination agli Oscar (comprese quelle per il miglior film e per Butler come miglior attore), ma nessuna statuetta vinta.

2 commenti:

Babol ha detto...

Imperfetto e lacunoso, ma lo stesso un bellissimo spettacolo!

Christian ha detto...

Esatto, come tutti i film di Luhrmann, ricchissimi visivamente ma spesso carenti o semplicistici per psicologie e contenuti.