18 febbraio 2022

Tick, tick... boom! (Lin-Manuel Miranda, 2021)

Tick, Tick... Boom! (id.)
di Lin-Manuel Miranda – USA 2021
con Andrew Garfield, Vanessa Hudgens
**

Visto in TV (Netflix).

Dall'omonimo "monologo rock" di Jonathan Larson (autore di musical di Broadway, morto a soli 35 anni nel 1996 dopo aver completato il lavoro che gli darà la fama, "Rent"), una pellicola semi-autobiografica che racconta i tribolati giorni che precedettero la presentazione in pubblico della sua prima opera, "Superbia". Per Jonathan (Garfield) la sensazione è che il tempo stringa e stia passando troppo in fretta (da cui il ticchettio del titolo): sta arrivando ai trent'anni senza ancora aver avuto successo, si barcamena con lavoretti di secondo piano come fare il cameriere in un diner, la fidanzata (Alexandra Shipp) preme perché si trasferisca con lei in un altro stato, gli amici che lo circondano – come Michael (Robin de Jesús), pubblicitario gay – si ammalano e muoiono di AIDS... e nel contempo, a pochi giorni dalla presentazione di "Superbia", non ha ancora scritto la canzone più importante dello spettacolo, proprio lui che di solito non ha problemi a improvvisare o a comporre in poche ore brani su qualsiasi argomento, ispirandosi alla realtà che lo circonda. Opera prima di Lin-Manuel Miranda, già attore, sceneggiatore e compositore, il film racconta la sua storia fondendo diversi piani narrativi: lo stesso Larson che si esibisce su un palco davanti a un pubblico, la ricostruzione filmata di quei giorni, e alcuni spezzoni di repertorio. Peccato che proprio le canzoni, che punteggiano continuamente la pellicola, siano mediocrissime sia nei testi che nella musica, sentite mille volte e incapaci di stimolare alcunché nello spettatore: forse negli anni novanta potevano sembrare diverse o interessanti (per il loro lato esistenzialista, per come affrontavano temi allora d'attualità come l'epidemia di AIDS), ma oggi lasciano indifferenti. Male, nel complesso, anche la sceneggiatura, didascalica e pretenziosa, e l'impostazione generale, banale e compiaciuta, con una ripetuta e scontatissima dicotomia fra l'arte (e la creatività) e l'aridità (e l'indifferenza) del mondo circostante. Bradley Whitford è Stephen Sondheim, l'idolo di Jonathan, uno fra i pochi a sostenerlo. Judith Light è Rosa, l'evanescente manager. Fra i performer: Joshua Henry e Vanessa Hudgens. Molti i cameo di personaggi e celebrità del mondo dello spettacolo teatrale newyorkese. Due nomination agli Oscar per l'attore (Garfield) e il montaggio.

2 commenti:

Babol ha detto...

A me non è dispiaciuto per nulla; non conoscevo né il protagonista né le sue opere e sono rimasta abbastanza coinvolta da tutte le sue vicende. In più, Garfield l'ho trovato davvero bravissimo e in parte, spero vivamente che l'Oscar vada a lui.

Christian ha detto...

Io mi sono annoiato durante le canzoni, che purtroppo costituiscono gran parte del film... Se la qualità delle composizioni di Larson è questa, non sono molto interessato ad approfondire la sua conoscenza.