24 aprile 2018

Stavisky il grande truffatore (A. Resnais, 1974)

Stavisky il grande truffatore (Stavisky...)
di Alain Resnais – Francia/Italia 1974
con Jean-Paul Belmondo, Anny Duperey
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Visto in TV.

In Francia, agli inizi degli anni trenta, il ricco faccendiere Serge Alexandre, detto "Sasha il bello", è proprietario di teatri e giornali, controlla politici e funzionari e sta per investire in lucrose speculazioni finanziarie internazionali. Ma in realtà di tratta di un truffatore di origini ucraine, Alexandre Stavisky (Belmondo). Il denaro che sperpera allegramente non è suo, oppure è frutto di buoni fruttiferi fasulli: e la messinscena – cui contribuiscono una moglie assai vistosa, Arlette (Anny Duperey), e la frequentazione di bische e locali in rinomate località turistiche, come Biarritz – serve a garantirgli visibilità e attrarre così nuovi investitori disposti a dargli credito. La sua storia si intreccia con gli eventi politici di quegli anni (compreso l'esilio francese di Leon Trotsky), tanto che il suo scandalo, visto il coinvolgimento di alti funzionari, porterà ai moti di protesta del 6 febbraio 1934 e alla caduta del governo di sinistra guidato da Camille Chautemps. Un film strano e non pienamente riuscito, a metà strada fra la ricostruzione di un fatto storico (gran parte della vicenda è raccontata in flashback da vari testimoni davanti a una commissione d'inchiesta, che cerca inutilmente di comprendere che tipo di uomo fosse Stavisky) e una pellicola di stampo nostalgico e teatrale in cui si lascia briglia sciolta all'estro di Belmondo, il cui personaggio resta sempre al centro dell'attenzione, attorniato da figure (amiche e nemiche, ingenue o calcolatrici) che dipendono da lui come pesciolini attorno a uno squalo. Fra questi, complici o vittime, politici e poliziotti, aristocratici e rivoluzionari. L'ambizione del protagonista – antesignano del Leonardo DiCaprio di "The wolf of Wall Street" – è pari soltanto al suo nome, lo stesso di Alessandro il Grande, anche se è tenuta a freno da incubi premonitori (sia lui che la moglie Arlette sognano di precipitare in auto da una scogliera) e dal destino (il padre si è suicidato perché lui, con le sue prime truffe, "disonorava" il nome di famiglia). Ma il ritratto che ne risulta è sempre sfuggente, e l'intricato intreccio politico-finanziario è troppo vago per risultare davvero appassionante. La sceneggiatura di Jorge Semprún era stata commissionata dallo stesso Belmondo: per dirigerla, Resnais tornò al cinema dopo sei anni di assenza. Nel cast anche François Périer, Charles Boyer, Claude Rich e Michael Lonsdale. Breve apparizione di un giovanissimo Gerard Depardieu (l'inventore del "matriscopio") a inizio carriera. Ben curate le scenografie e i costumi (si pensi ad Arlette, sempre vestita di bianco o circondata da fiori di questo colore).

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