La rabbia giovane (Terrence Malick, 1973)
La rabbia giovane (Badlands)
di Terrence Malick – USA 1973
con Martin Sheen, Sissy Spacek
***1/2
Visto in divx.
Il venticinquenne Kit (Sheen) e la quindicenne Holly (Spacek) si danno alla fuga dopo che lui ha ucciso il padre di lei (Warren Oates) che non approvava la loro relazione. In un crescendo, e con estrema noncuranza, Kit ucciderà altri uomini prima di consegnarsi volontariamente alla polizia. Terrence Malick esordisce dietro la macchina da presa con questo "piccolo" film a basso budget, ispirato a un fatto di cronaca di fine anni cinquanta, che fa scalpore per la sua qualità astratta e sospesa, in bilico tra il concreto e il trascendente. Lungi dall'essere brutale, la violenza è quasi irreale, come se ci si trovasse in un sogno e come riconosce la stessa Holly (la cui voce narrante è il filo conduttore della vicenda), che segue Kit "in uno stato di incoscienza", e che prova "un senso di apatia". E dunque, più che di rabbia (come recita a sproposito il titolo italiano), siamo di fronte a sentimenti anestetizzati (persino l'amore fra i due protagonisti non è veramente tale, ma solo un tentativo di evasione dalla noia o dalla realtà: e infatti non regge più di tanto alla prova degli eventi). Nel corso della loro fuga, sempre più isolati e alienati, Kit e Holly si allontanano man mano dalla comunità umana per fondersi con la natura: dapprima adattandosi a vivere sugli alberi, e poi attraversando in auto il deserto, verso una catena montuosa che non raggiungeranno mai. La poesia visiva degli ampi spazi del Sud Dakota fa così da sfondo ideale al viaggio di due personaggi in balia della loro stessa mancanza di direzione, che vivono la propria avventura come se si trattasse di una fiaba o di un libro per bambini. La stessa collocazione temporale è mantenuta ai minimi termini, per renderla universale. Nella colonna sonora si riconoscono brani di Carl Orff. Malick si concede un cameo nei panni dell'uomo che bussa alla porta della casa ricca dove Kit e Holly trovano momentaneamente rifugio.
2 commenti:
Queta "opera prima" è folgorante, piena di momenti sospesi e di poesia, nonostante la assurda concatenazione di violenza gratuita e proprio per questo forse "trasognata". Peccato che poi Malick, diventato un regista leggendario, non abbia mantenuto le promesse, esagerando nella ricerca estetizzante, almeno secondo me...
Anch'io non ho particolarmente gradito quel poco che ho visto dei suoi film recenti (a cominciare da "The tree of life"), troppo new age e inconsistenti. Era meglio quando faceva soltanto tre film in vent'anni! :)
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