Predestination (Michael e Peter Spierig, 2014)
Predestination (id.)
di Michael e Peter Spierig – Australia 2014
con Ethan Hawke, Sarah Snook
**1/2
Visto in divx.
In un pub di New York nel 1970, un barista (Ethan Hawke) ascolta la bizzarra storia di un cliente (Sarah Snook), scrittore di "confessioni intime" per riviste di terz'ordine, che gli racconta le numerose e contorte traversie della propria vita: nato donna e cresciuto in un orfanotrofio, ha cambiato sesso poco dopo aver dato alla luce una bambina che è stata misteriosamente rapita a pochi giorni dalla nascita: inoltre è stato abbandonato dall'uomo che l'aveva messa incinta, di cui ignora persino l'identità. A sorpresa il barista gli rivela di essere un agente temporale, e gli offre la possibilità di tornare indietro nel tempo per vendicarsi del misterioso seduttore... Da un racconto breve di Robert A. Heinlein ("Tutti voi zombie", noto in Italia anche come "Tutti i miei fantasmi"), una sofisticata pellicola sui paradossi temporali, di cui mette in scena praticamente tutti gli esempi più classici, e anche di più (l'uomo che è padre e madre di sé stesso). Rispetto al materiale di partenza, i due fratelli tedesco-australiani (anche sceneggiatori) aggiungono un'ulteriore sottotrama per accrescere la tensione (l'agente temporale è alla caccia di un terrorista che sembra prevedere ogni sua mossa), ma restano comunque fedeli allo spirito del racconto di Heinlein. Se alcune svolte sono prevedibili durante la visione (basta aver letto un po' di letteratura fantascientifica sul tema, provare a ragionare sui presupposti, oltre che conoscere certe regole cinematografiche: quando non si mostra mai il volto di un personaggio, è perchè è previsto un colpo di scena che lo riguarda), l'insolita costruzione della pellicola (la prima metà è tutta riservata al racconto in flashback di Jane/John) e la sua altissima densità lo elevano comunque sopra la media del genere, quel tipo di fantascienza che si basa più sui personaggi e sulle loro vicende che non sugli effetti speciali o le scene d'azione. Ecco perché, nonostante la complessa struttura a incastro (ma non è più complicato da seguire di "Memento" o de "I soliti sospetti") e la scelta di aggiungervi una piega da thriller, a emergere sono i temi esistenziali e filosofici (l'identità e la consapevolezza di sé, il destino e la libertà di scelta): questo perché è scritto con intelligenza e interpretato con coraggio e intensità (spicca la Snook, in un ruolo multiplo e non certo facile). Resta forse il dubbio che si tratti solo di un gioco intellettuale (il racconto originale è stato scritto in un solo giorno, quasi una sfida di Heinlein con sé stesso), ma i personaggi sono ben caratterizzati e la loro storia è talmente curiosa e interessante da appassionare per tutta la durata del film. Annotarsi la cronologia degli eventi o concedersi una seconda visione, in ogni caso, può aiutare. Peter Spierig firma anche la colonna sonora. Heinlein è citato a più riprese (c'è un dottore che si chiama così, si intravedono altri libri scritti da lui).
1 commento:
Ciò che sembra assurdo e fuori dal tempo è in realtà da sempre "copresente" nelle varie stratificazioni della psiche e nei suoi circuiti inconsci, per cui essere padre e madre di sè stessi equivale ad aver introiettato e ormai fatti propri i vari condizionamenti derivati da essi e così, in fondo, essere sempre noi o meglio una parte di noi, ad agire ogni evento della nostra vita, anche se ci sembra di esserne solo vittime. In fondo tutto quello che ci accade,
non può che essere parte di noi,determinata in qualche modo da noi, non importa in che ordine temporale e, prima o poi, dovremmo accorgercene e assumercene le resposabilità...
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