18 ottobre 2017

Dellamorte Dellamore (Michele Soavi, 1994)

Dellamorte Dellamore
di Michele Soavi – Italia 1994
con Rupert Everett, Anna Falchi
***

Visto in divx.

Francesco Dellamorte (Everett), custode del cimitero di Buffalora, deve fare i conti con il fatto che i suoi "ospiti", sette giorni dopo la sepoltura, tornano regolarmente in vita sotto forma di zombie (che lui chiama "ritornanti"). Insieme al suo aiutante Gnaghi (François Hadji-Lazaro), un ritardato semi-muto e deforme ("Segni particolari: tutti"), ha dunque il compito di riportarli nelle loro tombe, senza che nessuno lo venga a sapere. Non che la cosa lo turbi più di tanto, visto che si trova più a suo agio con i morti che con i vivi. Ma la sua solitudine sarà messa a dura prova quando si innamorerà di una giovane vedova (Anna Falchi)... Da un romanzo di Tiziano Sclavi, il creatore di "Dylan Dog" (personaggio il cui volto è ispirato proprio a quello di Rupert Everett: il che, per diversi motivi, fa di questo film una pellicola molto più affine alle atmosfere del fumetto di quanto non sarà l'adattamento ufficiale made in USA realizzato qualche anno più tardi), una surreale black comedy, originale e piena di idee, che dietro l'aspetto da B-movie anni ottanta (fra le influenze: Sam Raimi, George Romero, Terry Gilliam) mescola in modo unico la filosofia esistenzialista del suo autore e le atmosfere dei classici horror all'italiana (Soavi, non dimentichiamolo, è stato assistente di Joe D'Amato e di Dario Argento), inglobando i generi e superandone i limiti. Genuinamente divertente, offre di tutto, e per tutti i gusti: riflessioni sulla vita e la morte ("Fra morti viventi e vivi morenti, siamo tutti uguali"), sull'amore e il destino, sulla politica e la burocrazia, sull'ipocrisia e il conformismo; ma anche horror, splatter, gore (spesso sopra le righe e senza sprezzo del ridicolo: vedi lo zombie in motocicletta o la testa volante con il velo da sposa che si rifugia in un televisore rotto), tanto umorismo macabro e ironia tongue-in-cheek, una spruzzata di sesso (la Falchi mostra generosamente le sue forme), incursioni nella commedia pecoreccia (la sottotrama sull'impotenza), nel grottesco e nel surreale, gag demenziali (con l'inetto commissario Straniero che non sospetta di Francesco nemmeno di fronte all'evidenza) e momenti toccanti (la love story di Gnaghi con Valentina, la figlia del sindaco, e in generale il rapporto di amicizia fra Francesco e il suo aiutante). Tutti questi ingredienti, anche grazie alla struttura semi-episodica della pellicola (e al fatto che si fa progressivamente astratta e surreale, da non prendere mai sul serio dunque, fra dialoghi con la morte e sogni premonitori), si amalgamano senza annullarsi, rafforzandosi semmai a vicenda. E la malinconica vena esistenzialista (l'ambientazione nel paesino italiano di provincia è quanto mai indovinata) è decisamente un valore aggiunto. Le musiche sono di Manuel De Sica, gli effetti speciali (artigianali e vecchio stile) di Sergio Stivaletti. Anna Falchi interpreta tre ruoli, tutti senza nome (forse l'uno la reincarnazione dell'altro, o forse è Francesco che continua a rivedere il volto della donna che ha amato nelle altre che incontra). Una mosca bianca nel panorama del cinema italiano (anche di genere) degli anni novanta, da vedere e da recuperare: meritata la fama di cult movie, e non solo per i fan di Sclavi o di "Dylan Dog", che pure ci ritroveranno tante caratteristiche (il volto, la giacca, il maggiolino, l'aiutante/spalla comica, il campo d'azione, l'attitudine filosofica... c'è persino la celebre filastrocca sulla morte di "Attraverso lo specchio").

2 commenti:

Babol ha detto...

Non lo vedo da anni, ero troppo bambina per apprezzarlo (volevo un film su Dylan Dog, non una trashata con Anna Falchi), forse adesso mi affascinerebbe non poco ma non ho il coraggio di guardarlo, nemmeno dopo aver comprato il DVD XD

Christian ha detto...

Prova a riguardare i primi dieci minuti, sono sicuro che il resto verrà da sé! :)