Trainspotting (Danny Boyle, 1996)
Trainspotting (id.)
di Danny Boyle – GB 1996
con Ewan McGregor, Robert Carlyle
***1/2
Rivisto in DVD, con Sabrina.
Da un romanzo di Irvine Welsh, il cult movie che ha lanciato le carriere del regista inglese Danny Boyle (al suo secondo film) e dell'attore scozzese Ewan McGregor: la storia di un gruppo di amici che nella Edimburgo degli anni novanta trascorrono il tempo fra pub, calcio, donne e soprattutto eroina. La loro dipendenza dalla droga lascia talvolta il posto a brevi momenti in cui cercano di disintossicarsi, ma sempre senza successo. Fino a quando l'AIDS e altre vicissitudini non interverranno a cambiare le carte in tavola. Mark Renton (McGregor) è il protagonista, la cui voce fuori campo ci guida attraverso i vari episodi che compongono la storia; ci sono poi l'amorale Simon, detto "Sick Boy" (Jonny Lee Miller), grande fan di Sean Connery; il sempliciotto Spud (Ewen Bremner); il belloccio e salutista Tommy (Kevin McKidd); e l'aggressivo e psicopatico Francis Begbie (Robert Carlyle), l'unico del gruppo non dedito alla droga (ma in compenso è un vero criminale). Raccontata con toni colloquiali, cinici e surreali, la loro storia è permeata da una retorica anticonformista che non sfocia mai nell'ipocrisia: la ribellione di Mark e amici al sistema è mostrata per quello che è: confusa e autodistruttiva, una vera e propria pulsione di morte che alternativamente si oppone alla pulsione alla vita. In questo senso qualcosa del film, pur originale e influente, può a tratti ricordare "Arancia meccanica" (vedi i rapporti con i genitori, con le autorità e il sistema educativo) e fungerà a sua volta da ispirazione per "Fight Club" (la ribellione – attraverso il nichilismo, l'autodeterminazione e l'autodistruzione – al consumismo e a tutto ciò che la società considera una "vita rispettabile"). Basti pensare al celeberrimo incipit, con la voce di Mark che si rivolge direttamente agli spettatori: "Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo [...]. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?". Da notare come tutto il monologo non sia che lo sviluppo (o la parodia) dello slogan di una celebre campagna antidroga dell'epoca.
Momenti comici, bizzarri o allucinati (da ricordare la scena della "peggior toilette della Scozia", che fa il paio con le disavventure scatologiche di Spud nel disgustare e divertire al tempo stesso lo spettatore) lasciano improvvisamente il posto a sequenze shock o esplicite (come la terribile scena della morte del bambino in culla). E la stessa esistenza dei personaggi sembra ondeggiare fra il disimpegno, all'insegna della libertà e dell'anarchia, a momenti in cui le tragedie della vita reale e il senso di responsabilità fanno capolino con tutta la loro pressione, magari per essere poi spazzati via da altre circostanze, cui solo la conclusione del film sembra mettere (almeno per il momento) la parola fine. Fondamentale è l'ambientazione scozzese (scozzesi sono anche praticamente tutti gli attori, oltre allo sceneggiatore John Hodge e ovviamente Irvine Welsh), uno scenario perfetto per personaggi ritratti come "perdenti consapevoli". Boyle ne mostra tutto lo squallore e la provincialità, sia attraverso le immagini (evidente il contrasto con gli scorci turistici di Londra nel breve montaggio che mostra il trasferimento di Mark!) che le parole dei personaggi. Un altro monologo entrato nella leggenda è infatti quello che Renton fa agli amici durante un'escursione nelle highland ("È una merda essere scozzesi! Siamo il peggio del peggio, la feccia di questa cazzo di terra, i più disgraziati, miserabili, servili, patetici avanzi che siano mai stati cagati nella civiltà. Ci sono quelli che odiano gli inglesi, io no! Sono solo delle mezze seghe! D'altra parte noi siamo stati colonizzati da mezze seghe. Non troviamo neanche una cultura decente da cui farci colonizzare"). Dirompente grazie anche alla regia energetica e virtuosistica di Boyle, al montaggio serrato, alle ottime interpretazioni (in particolare quelle di McGregor, Bremmer e Carlyle), il film scema un po' nella seconda parte, dal trasferimento di Mark a Londra alla vendita dell'eroina (il compratore, interpretato da Keith Allen, è probabilmente lo stesso personaggio che metteva in moto la trama nel primo film di Boyle, "Piccoli omicidi fra amici"), che pure apparecchia per il seguito ("T2") che sarà girato e ambientato vent'anni più tardi. Nel cast anche Peter Mullan (lo spacciatore del gruppo) e Kelly Macdonald (la minorenne Diane), al suo primo film. La ricchissima colonna sonora comprende, fra gli altri, brani di Iggy Pop ("Lust for life", "Nightclubbing"), Lou Reed ("Perfect Day"), Underworld ("Born Slippy"), Sleeper ("Atomic"), Brian Eno ("Deep Blue Day"). Il titolo fa riferimento a una scena del romanzo di Welsh che non è stata inserita nel film (ma ci sarà, come flashback, nel sequel): però i treni da osservare ci sono comunque, sulla carta da parati della camera di Mark.
2 commenti:
E' uno dei film che ha segnato la mia adolescenza quindi non posso fare altro che adorarlo e constatare come stia invecchiando molto bene!
Anche per me è un film indimenticabile, pieno di momenti e di frasi memorabili! Forse cala un po' nel finale, ma decisamente ha segnato un'epoca e lo collocherei senza dubbio fra i film più importanti degli anni novanta. Il seguel, invece, è fondamentalmente inutile.
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