La migliore offerta (G. Tornatore, 2013)
La migliore offerta
di Giuseppe Tornatore – Italia 2013
con Geoffrey Rush, Sylvia Hoeks
**
Visto in TV.
Virgil Oldman (Rush), scontroso e misantropo battitore d'aste, è considerato una vera autorità nel campo dell'arte, in particolare per la sua capacità di riconoscere i falsi. E se ne serve, talvolta, per acquistare lui stesso – tramite un "socio" che rilancia per suo conto – alcune tele di grande valore: rigorosamente ritratti femminili, che conserva in una camera blindata nella propria casa, come a compensare la mancanza di frequentazione di donne vere. Un giorno viene contattato da una ragazza, Claire Ibbetson (Hoeks), che chiede la sua valutazione per gli arredi e le tele presenti nella villa di famiglia, che intende vendere. Ma più che dagli oggetti in sé, Virgil è prima incuriosito e poi affascinato dalla ragazza stessa e dal mistero che la circonda: Claire soffre infatti di agorafobia e non esce di casa da dodici anni, vivendo reclusa come un fantasma in una stanza nascosta dietro le intercapedini della villa. Con un cast interamente di lingua inglese (ci sono anche Donald Sutherland, il compare di Virgil, e Jim Sturgess, l'artigiano al quale l'uomo affida i frammenti di uno strano automa ottocentesco che rinviene, poco a poco, nella villa di Claire), Tornatore crea un film che ondeggia fra il thriller psicologico e il dramma sentimentale, salvo cambiare le carte in tavola in un finale strascicato un po' troppo a lungo. Peccato che l'inverosimile vicenda, ben prima del colpo di scena, lasci più di un sospetto allo spettatore sul reale retroscena di ciò cui sta assistendo. E così il tema dell'incontro fra due solitari sociofobici – l'anziano Virgil, ossessionato dall'igiene (indossa sempre guanti, non utilizza cellulari), e la giovane Claire, spaventata dal mostrarsi in pubblico, rifuggono in maniera diversa il contatto con gli altri – che imparano a vicenda a "uscire dal guscio" e a superare le proprie fobie e insicurezze (in maniera non dissimile dal film coreano "Castaway on the moon", che però era meno serio e, dunque, più bello), è annacquato in una risoluzione peraltro prevedibile e ampiamente "preparata" da una sceneggiatura macchinosa e implausibile. Confezione classica e impeccabile, ma anche un po' perfettina e noiosa, compresa la colonna sonora di Morricone che sembra la maniera di sé stesso (a tratti rievoca quella di "C'era una volta in America"). Doppiaggio italiano: bene Rodolfo Bianchi (Virgil), male Myriam Catania (Claire).
2 commenti:
Ti dirò, a me invece non è dispiaciuto affatto
Come sempre in Tornatore la confezione è ottima, ma ho trovato la storia e i personaggi davvero troppo implausibili per lasciarmi coinvolgere fino in fondo.
Posta un commento