16 gennaio 2016

Macbeth (Justin Kurzel, 2015)

Macbeth (id.)
di Justin Kurzel – GB/Francia/USA 2015
con Michael Fassbender, Marion Cotillard
**1/2

Visto al cinema Arcobaleno.

Fra le tante tragedie di Shakespeare, il Macbeth è senza dubbio una delle più "cinematografiche", e dunque non sorprende che sia stata portata sullo schermo così tante volte e da molti maestri della settima arte (Welles, Kurosawa, Polanski...). Ci prova ora l'australiano Justin Kurzel, al suo secondo lungometraggio, aiutato da una fotografia cupa e saturata (di Adam Arkapaw) e dalle note di un'inquietante colonna sonora modernista composta da suo fratello Jed Kurzel. Il risultato ricorda a tratti certe opere di Nicolas Winding Refn (tipo "Valhalla Rising"), soprattutto sotto l'aspetto visivo, potente e stilizzato. Come nella versione di Polanski (alla quale in parte è debitore), i personaggi si muovono in una Scozia semi-barbarica, fra brughiere sferzate dal vento e dalla neve, impegnati in violente battaglie dove alla concretezza del sangue e del fango si affiancano atmosfere oniriche e spettrali, a simboleggiare l'esterno e l'interno dell'animo umano. Se scenari e costumi sono antichi e "reali", la regia trascende il tutto con squarci colorati, montaggio frammentato, ralenti o attenzione a dettagli e sfumature del corpo – e dunque dello spirito – dei personaggi. E alla fine, giusto sipario per una storia tanto truce e sanguinolenta, il rosso ammanta tutto, colorando il cielo e gli scenari delle highland scozzesi. Il testo di Shakespeare, accorciato per motivi cinematografici, è recitato con intensità cupa e solenne da attori assolutamente in parte, con il tormentato Fassbender su tutti (mi ha convinto un po' meno, a dire il vero, la Lady Macbeth interpretata da Marion Cotillard). Paddy Considine è Banquo, Sean Harris è Macduff, David Thewlis è re Duncan. Fra le trovate che aggiungono qualcosa, il ruolo fondamentale del figlio dei coniugi Macbeth (morto prima che la storia inizi), la cui assenza è una delle cause che scatenano la follia e la crudeltà dei due personaggi: non a caso il film si conclude con l'immagine di un altro bambino. Quanto alla foresta di Birnam, a marciare verso il castello di Dunsinane non sono le frasche vere e proprie, ma le particelle degli alberi ridotti in cenere dal fuoco e trasportate dal vento.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, anche a me Marion Cotillard non ha del tutto convinta. E' troppo delicata e sensibile per una parte di donna così assetata di potere, la vera anima nera della tragedia, perchè in fondo Macbeth è più una "pedina" in balia di forze più grandi di lui...

Christian ha detto...

Macbeth, a un certo punto, dice pure: "Se la sorte mi vuole re, la sorte può bene incoronarmi senza che muova un dito". Era dunque consapevole di essere in balia del soprannaturale, mentre la moglie forse non ci credeva fino in fondo e lo spinge a prendere il destino nelle proprie mani.
Strana scelta di casting, comunque, quella della Cotillard: mi chiedo in versione originale se parlasse con un accento francese o meno.