16 settembre 2014

Pasolini (Abel Ferrara, 2014)

Pasolini (id.)
di Abel Ferrara – Italia/Francia/Belgio 2014
con Willem Dafoe, Ninetto Davoli
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Visto al cinema Arlecchino, con Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Girare un film su una figura sfaccettata e complessa come quella di Pier Paolo Pasolini, decisamente unica e per certi versi "inafferrabile", senza banalizzarne le idee, la poetica e il personaggio stesso, è un'impresa difficile a dir poco. Altri registi in passato (come Marco Tullio Giordana in "Pasolini, un delitto italiano") hanno preferito evitare le insidie focalizzandosi sul mistero della sua morte, scandagliando dunque la società intorno a lui più che PPP stesso. Ferrara invece vuole portare sullo schermo proprio lo scrittore, tanto nel vissuto quanto nelle sue visioni personali. La scelta, felice, è stata quella di concentrarsi sul suo ultimo giorno di vita (il primo novembre 1975) e di ricostruire sullo schermo, a fianco degli eventi quotidiani, frammenti delle sue ultime opere: il romanzo incompiuto "Petrolio" e il film mai realizzato "Porno-Teo-Kolossal", che sarebbe stato il secondo capitolo della cosiddetta "trilogia della morte". Seguiamo così Pasolini (interpretato da un convincente Willem Dafoe), reduce da un viaggio a Stoccolma e in attesa del visto di censura per "Salò" (che avrebbe debuttato a breve nelle sale), trascorrere alcune ore con la famiglia e gli amici, dedicarsi al lavoro, concedere l'ultima intervista a Furio Colombo de "La Stampa", girare per Roma, raccontare i suoi futuri progetti, e infine trovare la morte sul Lido di Ostia (Ferrara dà qui credito alla "seconda versione" di Pelosi, secondo cui Pasolini sarebbe stato ucciso da tre teppisti di destra). Anche se non mancano qua e là accenni alla situazione socio-politica dell'epoca, il film non ha l'intenzione di contestualizzare eccessivamente la vita e la morte dello scrittore, quanto piuttosto quella di ritrarlo come un personaggio a tutto tondo, anche contraddittorio, ma altamente sensibile e creativo. Dove la pellicola fallisce è nell'assumere una forma o un aspetto coerente, sempre che questo fosse l'intento, visto che le singole parti prevalgono sull'insieme e sembra mancare un significato complessivo: a fianco di sequenze suggestive, anche perché derivate direttamente dagli scritti di Pasolini – l'intervista con Colombo, le immagini di "Porno-Teo-Kolossal" con le sue allegorie e la graditissima apparizione di Ninetto Davoli che interpreta Eduardo De Filippo (che avrebbe dovuto esserne il protagonista; il ruolo dello stesso Davoli nella finzione è invece affidato a Riccardo Scamarcio), i frammenti di "Petrolio" (Roberto Zibetti è Carlo, Andrea Bosca è Andrea Fago) – ci sono scelte non sempre felici (come l'utilizzo, completamente a sproposito, della cavatina di Rosina dal "Barbiere di Siviglia" nel finale, sulla morte del protagonista e sui titoli di coda: va bene che Maria Callas era grande amica di PPP, ma non si poteva scegliere un altro brano?). Straniante è anche, nella versione in lingua originale, l'utilizzo di più idiomi, con il passaggio dall'italiano all'inglese quando è in scena Dafoe: la versione doppiata, per una volta, sarà auspicabile. Nel cast anche Maria De Medeiros (Laura Betti), Adriana Asti (la madre di PPP), Giada Colagrande e Valerio Mastandrea.

5 commenti:

Jean Jacques ha detto...

Azz... e dire che è un film che spero ardentemente di vedere...

Christian ha detto...

Non era certo un film facile da girare, e forse ci sarebbe voluto un regista italiano...

Marisa ha detto...

per me la scelta più "sbagliata"e "stonata" è stata la cavatina del Barbiere di Siviglia, che ha accompagnato tutta la drammatica scena finale del massacro del corpo del poeta.
Visto che bisognava in qualche modo includere la grande amica,non sarebbe stato magnifico accompagnare la tragedia che si svolgeva sulla terra dallo sguardo pietoso della Luna come nell'invocazione "Casta Diva"?
Sarebbe oltretutto risultato in armonia con la poetica pasoliniana della scena di Epifanio (Edoardo-Ninetto Davoli)che, seguendo la cometa, vede la terra da lontano...

Fabio ha detto...

Avevo letto in un'intervista che Abel Ferrara avrebbe voluto inserire una scena in cui Pasolini gioca a calcio per strada (sua grande passione) nonostante sapesse bene che nell'ultimo giorno della sua vita non è accaduto.
Alla fine la scena c'è o non c'è?

Christian ha detto...

Marisa: in effetti quel brano con Pasolini e in particolare con la scena della sua morte c'entra come i cavoli a merenda. Sicuramente era meglio la Norma, come suggerisci tu, o qualcosa di Puccini. In alternativa, sarebbe andato bene anche un brano di musica sacra.

Fabio: sì, la scena c'è. Anche se si vede che Dafoe non sa giocare, si limita a correre avanti e indietro e non tocca mai il pallone! ^^