15 agosto 2013

Ratataplan (Maurizio Nichetti, 1979)

Ratataplan
di Maurizio Nichetti – Italia 1979
con Maurizio Nichetti, Angela Finocchiaro
**1/2

Visto in TV.

Poetico e surreale, il film d'esordio alla regia di Maurizio Nichetti (già attore e sceneggiatore per Bruno Bozzetto – in "Allegro non troppo" – e Guido Manuli, che qui ricambia disegnando i titoli di testa) è stato paragonato – e non senza ragione – alle opere di Charlie Chaplin, di Buster Keaton e di Jacques Tati, anche perché presenta un personaggio essenzialmente muto, protagonista di gag che sembrano uscire proprio alle vecchie comiche, oltre che da quel mondo di cartoni animati a lui tanto caro. Il film è una raccolta di sketch che si susseguono senza un vero filo conduttore, se non quello di mostrare la vita e le difficoltà (lavorative, sociali, sentimentali) di un personaggio "candido" e creativo in una Milano caotica e incapace di apprezzarne l'estro, la fantasia e l'immaginazione. Assai significativa, al riguardo, la gag con cui si apre la pellicola, forse la più celebre di tutto il cinema di Nichetti, che ne riassume al tempo stesso la poetica e il senso: il giovane ingegnere Colombo partecipa a un test attitudinale per l'assunzione in un'importante azienda, dove ai candidati è richiesto di tratteggiare un albero su un foglio di carta; tutti gli altri si limitano a uno schizzo rigido e schematico (e vengono assunti), mentre lui propone un magnifico disegno a colori, pieno di amore e di dettagli, e naturalmente viene scartato. Altre scene memorabili: quella in cui Colombo, cameriere in un chiosco-bar, attraversa tutta Milano per portare un bicchier d'acqua che, durante il lungo tragitto, viene a tal punto "contaminato" da diventare un miracoloso elisir capace di guarire i paralitici. E ancora: il nostro protagonista, che vive in una decrepita casa di ringhiera dove ne avvengono di tutti i colori, a un certo punto costruisce un robot con le proprie fattezze, da pilotare a distanza, per corteggiare (e portare a ballare in discoteca!) la bella vicina di cui è innamorato (Edy Angelillo). Il sosia è tutto quello che lui non è: elegante, "inquadrato", ripetitivo; non a caso si troverà a suo agio in quel mondo moderno che invece rifiuta il "vero" Colombo. Ma anche questi, per fortuna, nel finale troverà l'anima gemella in un'altra ragazza (Angela Finocchiaro), a lui assai più simile. Dicevamo dei "debiti" cinematografici: da Chaplin proviene l'indole del personaggio, buono e tenero ma incompreso ed emarginato; da Keaton la geniale inventiva, come dimostrano i complessi meccanismi che arredano la sua casa e gli fanno trovare sempre pronti al mattino colazione e vestiti (li ritroveremo, anni più tardi, anche nei cortometraggi animati di "Wallace & Gromit"); da Tati, infine, la babele di lingue straniere, di borbotti incomprensibili e di rumori ambientali e onomatopeici (sin dal titolo del film!) che fanno da sfondo alla stralunata comicità e al sostanziale mutismo del personaggio principale, oltre che la satira della vita moderna, a sua volta alquanto chapliniana. Ma Nichetti vi aggiunge anche una impronta personale, che ne fa a tutti gli effetti un autore originale: l'entusiasmo infantile, la voglia di stupire, l'amore per la leggerezza e l'intrattenimento clownesco (si pensi a tutta la parte che mostra la compagnia di teatranti "Quelli di Grock" – di cui faceva parte anche nella realtà – mentre si esibisce di fronte a un riottoso pubblico in una cascina di campagna). Nel cast anche Lidia Biondi (la donna sempre incinta), Enrico Grazioli (il dispotico impresario della compagnia teatrale) e Roland Topor (il manager che ordina il bicchier d'acqua). Girato con un budget ridottissimo, il film riscosse un ottimo successo di pubblico e si conquistò una certa fama anche all'estero (il doppiaggio in altre lingue, fra l'altro, fu relativamente poco dispendioso, visto che i personaggi che parlano sono ben pochi).

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