9 marzo 2012

Il giardino del piacere (A. Hitchcock, 1925)

Il giardino del piacere, aka Il labirinto delle passioni (The Pleasure Garden)
di Alfred Hitchcock – GB/Germania 1925
con Virginia Valli, Carmelita Geraghty
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Visto su YouTube.

Patsy, ballerina di fila nel teatro di varietà Pleasure Garden, accoglie sotto la propria ala protettrice Jill, appena arrivata dalla campagna e in cerca di un lavoro. Le due ragazze seguiranno però traiettorie differenti. L’amica farà carriera, diventerà una star e si dimostrerà frivola e superficiale, accettando la corte di un principe russo e dimenticando l’umile fidanzato Hugh, che intanto è stato inviato oltreoceano per lavorare due anni in una piantagione. Nel frattempo Patsy ha sposato Levet, amico e collega di Hugh, che si rivelerà un farabutto e la tradirà con un’amante indigena. Dopo una drammatica resa dei conti (Levet, reso folle dalla febbre, affogherà l'amante, cercherà di uccidere anche Patsy e verrà ferito a morte dal medico della colonia, giunto in tempo a salvare la donna), Patsy e Hugh si consoleranno a vicenda delle rispettive delusioni. Coprodotto con la UFA di Erich Pommer e girato in Germania (a Monaco) e in Italia (la sequenza del viaggio di nozze, ambientata sul lago di Como), si tratta del primo film diretto da Hitchcock, all’epoca ventiseienne, dopo due tentativi andati a vuoto (“Number 13”, del 1922, fu interrotto dopo pochi giorni di riprese per problemi di budget; e il cortometraggio “Always Tell Your Life”, del 1923, lo vide subentrare solo nel finale, non accreditato, al regista Hugh Croise). I temi e lo stile sono ancora molto lontani da quelli cui Hitch ci abituerà in seguito, ma è già evidente una buona padronanza tecnica del mezzo, il senso scenico e la cura nella direzione degli attori (anche quelli minori, come la corpulenta padrona di casa e il marito radioamatore che sembrano anticipare due personaggi de "Il pensionante", per non parlare del cagnolino Cuddles). La trama è complessa e ricca di colpi di scena. A metà film l’atmosfera cambia quasi completamente: si passa dalla commedia (con venature comico-erotiche, come nelle scene in cui le ragazze si spogliano o in cui il cagnolino gioca con la giarrettiera di Patsy) al melodramma, si perde per strada Jill e l’ambiente del teatro e ci si concentra sulle vicissitudini di Patsy e del suo matrimonio infelice con Levet, sfociando nell’ambientazione “esotica” e coloniale. L’attrice americana Virginia Valli era una star dell’epoca: il film fu concepito dal produttore Michael Balcon proprio per sfruttare la sua popolarità anche in Europa, ma non venne proiettato nel Regno Unito prima del 1927, quando Hitchcock aveva raggiunto il successo con “Il pensionante”. Notevole la prima inquadratura della pellicola, che per molti versi anticipa alcune delle caratteristiche del regista (per esempio il voyeurismo) e che mostra dal basso la discesa delle ballerine lungo una tortuosa scala a chiocciola, così come alcuni inquietanti passaggi fortemente debitori dell'espressionismo tedesco nel finale (Levet tormentato dal “fantasma” della donna che ha annegato).

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