21 aprile 2011

Habemus papam (N. Moretti, 2011)

Habemus papam
di Nanni Moretti – Italia 2011
con Michel Piccoli, Nanni Moretti
**1/2

Visto al cinema Colosseo.

Appena eletto dai cardinali riuniti in conclave, e prima ancora che il suo nome venga annunciato in pubblico, il nuovo papa (Michel Piccoli) ha una crisi di panico, si rifiuta di apparire sul palco per salutare i fedeli e scopre di non sentirsela di accettare la responsabilità del nuovo ruolo. Per risolvere il problema viene convocato in gran segreto uno psicanalista (Nanni Moretti), ma nemmeno lui può aiutarlo a vincere le proprie paure, anche perché la solennità del luogo, la diffidenza e l'ingerenza dei prelati gli impediscono di imbastire una vera terapia. Mentre gli altri cardinali (e con loro il terapeuta) sono costretti a rimanere chiusi nelle sale del Vaticano senza poter comunicare con l'esterno fino a quando la "crisi" non sarà superata, il neo pontefice – fuggito dalla sorveglianza delle guardie svizzere e dalle pressioni del portavoce del Vaticano (Jerzy Stuhr) – vaga da solo per la città di Roma alla ricerca di sé stesso, aggrappandosi all'amore giovanile per il teatro (un riferimento a Karol Wojtyla?) e frequentando una compagnia di attori impegnati in una rappresentazione di Cechov (curioso, a tal proposito, che un tempo proprio questa professione era considerata abominevole dalla chiesa, al punto che gli attori erano una delle categorie di persone – come i suicidi, per esempio – cui erano proibite le onoranze funebri o la sepoltura in terra consacrata). Il nuovo lungometraggio di Nanni Moretti, uscito cinque anni dopo "Il caimano", non è tanto un film sulla fede (quella del protagonista non è mai in bilico) quanto – proprio come il precedente – sul potere: e affronta il tema della paura del mutamento e della fuga dalle responsabilità da un punto di vista davvero inedito, grazie a un buon Piccoli perfettamente credibile nella parte dell'uomo in preda ai dubbi, consapevole che sono necessari "grandi cambiamenti" (e che dunque ci sia bisogno di un papato tutt'altro che conservatore) ma incapace di accettare un compito così gravoso: un sentimento non soltanto suo, peraltro, vista la scena d'apertura in cui praticamente tutti i cardinali, pregando fra sé e sé, chiedono a Dio di non essere scelti per salire al soglio pontificio. Il tono generalmente macchiettistico con cui vengono ritratti i clericali (infantili, rimbambiti, litigiosi, dipendenti dai farmaci, legati a un passato ormai superato: "Palla prigioniera non esiste più da cinquant'anni!") li mostra come dei simpatici bambinoni che vivono fuori dal mondo e senza un reale contatto spirituale con le persone – per lo più giovani – che all'esterno attendono trepidanti l'annuncio del nome del nuovo papa, nella speranza di una presa di coscienza che il mondo sta cambiando ("Todo cambia", canta infatti Mercedes Sosa). La pellicola convince meno quando invece è di scena Moretti stesso, in un ruolo come sempre sovracaricaturale: di fatto fra lui e il papa non c'è un vero rapporto (a parte il breve incontro iniziale, i due personaggi non si incrociano più per il resto del film) e lo psicanalista rimane una figura marginale nell'economia della pellicola, protagonista di sequenze come il torneo di pallavolo fra i cardinali che francamente lasciano il tempo che trovano, anche se comunque in linea con la cinematografia morettiana precedente (lo sport, la competitività, l'autocentrismo). Ma anche il personaggio interpretato da Margherita Buy, moglie separata di Moretti e a sua volta psicanalista, è un po' sacrificato. Memorabile, in ogni caso, il finale.

14 commenti:

Marisa ha detto...

ho aspettato qualche giorno per esprimere un giudizio ed ora posso dire che mi sembra un film molto complesso e che dietro il dramma personale del neopapa si nasconde in realtà un vuoto molto serio e reale di tutta la Chiesa. Quella finestra lasciata vuota è il simbolo più eloquente del vuoto mascherato da tanta magnificenza e coreografia.
L'unico che se ne accorge ed ha il coraggio di denunciare l'inadeguatezza drammatica di fronte ad un mondo che cambia è proprio lui che, lungi da una crisi di identità o da vigliaccheria, è invece dolorosamente consapevole del bluff che gli si chiede e paradossalmente ritorna, attraverso la primitiva passione per il teatro, a recuperare il coraggio di dire la verità.
Tutti gli altri cardinali ,anche con modalità molto diverse che vanno dalla più consumata diplomazia edulcorativa alla ingenuità senile-infantile di chi è abituato alle cerimonie mellifue e sterili della curia, si illudono che tutto possa continuare nello stesso modo, tra applausi e processioni cantate, perpetuando un potere che ormai si è scollato sempre di più dalla reltà.
La trovata di introdurre uno psicoanalista ha, secondo me, un duplice effetto : permette a Moretti di far entrare un elemento toalmente altro che amplifica il paradosso e la paralisi della Chiesa (la richiesta d'aiuto che rivela la propria debolezza ed impotenza, ma che i veti della curia negano alla radice vanificando la possibilità di qualsiasi terapia che preveda un minimo di introspezione) e punta il dito sulla stessa crisi della psicoanalisi, almeno nella figura di tanti psicoanalisti ormai figure sempre più autoreferenti anche loro e prigionieri di un mondo in qualche modo chiuso in sé stesso, quasi un'altra chiesa (la moglie è anch'essa psicoanalista e lo ha lasciato anche per conflittualità professionali, ma per un altro psicoanalista..., cosa che suscita l'ironia del cardinale :“siete tutti psicoanalisti?))

Christian ha detto...

Sì, gli spunti non mancano. La figura dello psicanalista continua a sembrarmi un po' superflua e marginale, ma forse sono rimasto spiazzato perché per la prima volta in un film di Moretti il personaggio da lui interpretato non è quello centrale (anche ne "Il caimano", a dire il vero, era così).

Concordo con te sul fatto che ripensandoci nei giorni successivi alla visione, il film acquista maggiore profondità. Ho letto una critica che azzarda persino un parallelo fra la rinuncia del papa e quella dello stesso Moretti quando, qualche anno fa, qualcuno gli aveva chiesto di buttarsi in politica come leader del centrosinistra ("Con dirigenti come questi, non vinceremo mai", aveva giustamente detto).

marco46 ha detto...

qualcuno ci ha visto una satira del vaticano; NON DIREI, anzi i cardinali e il contorno ne escono bene: tutti sanno che la Chiesa DEVE cambiare radicalmente, aprirsi al mondo ecc (è dai tempi di Papagiovanni che lo deve fare) ma è difficile che questi ultrasettantenni abbiano lo slancio necessario...
A MIO PARERE, nel film viene taken for the ass la PSICOANALISI, più che la CHIESACATTOLICA: nonostante le parole e le parolone impiegate né il dr. Brezzi (Moretti) né sua moglie (Buy) l'angosciato papa non trova la bussola (riusciranno a riportarlo in Vaticano solo le parole di un giovane prete e l'insistenza del portavoce polacco)
CONCORDO che Piccolì è grandissimo e che Moretti poteva limitarsi alla regia: è un eccellente filmmaker, ma come attore non vale un granché

Christian ha detto...

Anche secondo me la satira sul Vaticano (se poi c'è) è troppo all'acqua di rose, e il film in fondo dice cose scontate. Mi è piaciuto, ma l'ho trovato un po' meno brillante degli altri lavori di Moretti: poche frasi incisive (forse solo quella sulla palla prigioniera), poca varietà di spunti (da ricordare quelli contro il giornalismo televisivo italiano: le scene iniziali con l'inviato in Vaticano e poi l'opinionista televisivo che non ha nulla da dire e ammette di stare improvvisando).
Moretti come attore, di solito, a me piace. Qui però mi ha convinto poco, forse perché era il personaggio a non essere particolarmente azzeccato. Grandissimo invece Piccoli, sulle cui spalle si regge tutto il film.
D'accordo sulla psicanalisi, che sia attraverso Moretti sia (soprattutto) attraverso la Buy (e la sua fissazione sul "deficit di accudimento") viene abbastanza "maltrattata".

marco46 ha detto...

comunque QUALCOSA DI BUONO viene fuori dalla coesistenza forzata dello psicoanalista e dei cardinali: il primo scopre l'esistenza del salmo 102 (dove sono descritti poeticamente i sintomi della depressione); in cambio spiega quanto sia pericoloso affiancare i sonniferi agli ansiolitici

Evit ha detto...

Hai fatto un'ottima recensione. Anche se l'idea del film è interessante putroppo non è il mio genere di film e quello che hai scritto me lo ha chiarito. Di Nanni Moretti ce ne sono veramente pochi che riguarderei.

Christian ha detto...

I primi film di Nanni rimangono insuperabili per freschezza e intelligenza, ma lui è ancora oggi uno dei registi italiani più interessanti, uno dei pochi veri "autori".

A proposito, buona Pasqua a tutti!

curiositizen ha detto...

Uhm... a me è piaciuto molto. Credo che le scene con Moretti abbiano fatto da giusto contraltare a quelle più drammatiche con Piccoli (bravissimo). Lo devo ancora metabolizzare ma l'ho trovato un ottimo film. ciao, c

MonsierVerdoux ha detto...

come ho detto anche a cinedrome, più che un film sul potere io ho visto habemus papam come un film sugli uomini, sulla loro fragilità, sul senso di inadeguatezza che li attanaglia nel mondo d'oggi. Un pò come Moretti aveva già fatto in Bianca, o in La messa è finita. E infatti in questi film la pellicola si concludeva con un mologo finale molto simile a quello di habemus papam (in la messa è finita Apicella partiva e andava via, mi pare in Africa, qui il Papa, un grandissimo Piccoli, addirittura abdice). Comunque un bel film, anche se mi aspettavo qualcosina in più.

Fabrizio ha detto...

Habemus papam mi è piaciuto.Ho trovato particolarmente interessante la parte del film in cui Michel Piccoli (grandissimo) viene lasciato da solo a girovagare per la città, (distante dalle stanze vaticane, dallo psicanalista, dai rigidi protocolli)alla ricerca di se stesso.

Christian ha detto...

Ma anche a me complessivamente è piaciuto, però forse – come MonsierVerdoux – mi aspettavo qualcosina di più. Concordo anche sul fatto che è un film da metabolizzare: probabilmente col tempo si farà apprezzare di più (come quasi tutti i film di Moretti, peraltro).

Luciano ha detto...

Pensare che l'avevo trascurato pensando di vederlo con calma, magari seduto sul divano di casa mia. Mi pento, perché dalle letture delle varie analisi scopro che è un buon film, addirittura, se non paragonabile, almeno accostabile ai primi lavori di Moretti. Spero di poterlo ancora vedere al cinema.

Christian ha detto...

Sì, è un buon film, però non sono d’accordo con chi lo accomuna ai primi film di Moretti (quelli di “Michele Apicella” per intenderci). Certo, rimane inconfondibilmente un film di Nanni, ma secondo me è perfettamente ascrivibile alla sua fase più recente, quella de “Il caimano” e “La stanza del figlio”.

Christian ha detto...

Oggi, nel giorno in cui Benedetto XVI lascia il pontificato (primo papa a "dimettersi" da sei secoli a questa parte), si può dire che Moretti era stato preveggente! Forse questo film andrebbe rivisto e rivalutato...