16 dicembre 2010

Ti amerò sempre (P. Claudel, 2008)

Ti amerò sempre (Il y a longtemps que je t'aime)
di Philippe Claudel – Francia/Germania 2008
con Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein
*1/2

Visto in DVD.

Dopo quindici anni trascorsi in prigione per aver ucciso il figlio di sei anni ed essere stata ripudiata dal marito e dai genitori, l'ex medico Juliette viene accolta e ospitata dalla sorella minore Léa, sposata e madre di due bambine adottive. Il reinserimento in famiglia, nel mondo del lavoro e nella vita sarà lento e difficile, anche perché la donna frappone un gelido scudo fra sé e il resto del mondo. Soltanto alla fine la sorella scoprirà che il suo era stato un atto d'amore, visto che il figlio – all'insaputa di tutti – era condannato da un male doloroso e incurabile. Un nucleo narrativo implausibile e melodrammatico caratterizza un film pretenzioso e fasullo, privo di "trasparenza", che centellina le informazioni e i colpi di scena a esclusivo beneficio dello spettatore (più volte sembra che i personaggi, anziché parlare fra loro, recitino davanti a un pubblico). Claudel, scrittore al suo debutto come regista, vorrebbe rifarsi a Rohmer (citato esplicitamente, così come Kurosawa e Lubitsch) ma si rivela incapace di replicarne il naturalismo e la leggerezza, affidandosi invece a dialoghi scontati e ricattatori. La cosa migliore è senza dubbio l'interpretazione di Kristin Scott Thomas, peraltro svilita da un brutto doppiaggio italiano che, non contento di appiattire le performance degli attori, uniforma le diverse lingue (francese e inglese) parlate da alcuni personaggi, come la madre.

8 commenti:

Giuliano ha detto...

questa del doppiaggio è purtroppo una piaga che colpisce spesso anche i film più belli: ed è un controsenso, perché in Italia abbiamo una grande tradizione nel doppiaggio.
A proposito del blinguismo, alcune cose sono impossibili da rendere; ma per "green card" di Weir fu chiamato un attore francese per doppiare Depardieu in maniera naturale, e fu un ottimo doppiaggio. E mi ricordo sempre i capolavori di Giannini con Jack Nicholson (Shining) e di Proietti con il Casanova di Sutherland...

Christian ha detto...

Purtroppo anche la tanto decantata scuola italiana di doppiaggio è ormai precipitata a livelli di mediocrità (con poche eccezioni): voci tutte uguali, con gli stessi toni e le stesse impostazioni, appioppiate senza tener conto del personaggio, della sua età, dell’estrazione sociale, ecc., che appiattiscono tutto secondo i gusti televisivi. Meno male che grazie ai dvd è ancora possibile vedersi i film in lingua originale!

Quanto ai film in più lingue, in questi casi il doppiaggio è davvero il peggiore dei mali: esempi celebri sono “Il padrino” (nelle scene in cui De Niro va in Sicilia) e “Il disprezzo” di Godard, ma anche il recente “Bastardi senza gloria” di Tarantino. In questi casi, se proprio si vuole doppiare, la soluzione migliore sarebbe quella di rendere in italiano soltanto la lingua principale (nel caso di questo film, il francese), e di lasciare in originale le altre.

Marisa ha detto...

Direi che è un film persino imbarazzante, tanto gioca col buonismo e il sentimento utilizzato in modo pretestuoso.
Non solo non mi sono mai sentita coinvolta, ma non ci ho trovato niente di bello nemmeno esteticamente.
Peccato che una grande attrice come la Kristin Scott si sia prestata a simile falsità.

Christian ha detto...

A non convincere è anche la totale implausibilità della vicenda, sia dal punto di vista psicologico (perché Juliette non ha parlato della malattia del figlio a nessuno, nemmeno al marito o alla propria famiglia? e perché la sorella la riprende con sé?) sia da quello narrativo (possibile che sia stata condannata senza prove o esami sul corpo del bambino? o che in quindici anni nessuno abbia cercato di indagare sulle cause del suo gesto?). Davvero sembra che la sceneggiatura sia stata "costruita" a tavolino per suscitare la commozione dello spettatore in modo ricattatorio.

Franco ha detto...

Mi unisco anch'io al lamento per lo scadimento del doppiaggio oggi in Italia.
In passato, ricordo che i doppiatori riuscivano a trasfondere una passione nella recitazione. Oggi sembrano tutti burocrati che leggono un comunicato. A questo punto meglio le edizioni originali sottotitolate

Christian ha detto...

Come non concordare? Oggi i doppiatori non sono flessibili, usano la stessa voce e la stessa intonazione in ogni film. E con i cartoni animati è anche peggio.

persogiàdisuo ha detto...

Purtroppo (o per fortuna) mi inserisco per contrastare questi unanimi pareri negativi. Di questo film mi sono occupato in modo dettagliato, leggendo e ascoltando molte interviste a Philippe Claudel e ti posso assicurare che tutti quelli che hai citato come difetti erano in realtà effetti/elementi espressamenti voluti dal regista. Io ho scritto a riguardo un testo di 10 pagine che però qua non mi sembra il caso di postare!:-)

Christian ha detto...

Ne hai scritto sul tuo blog? Se sì, verrò a vedere.

In ogni caso, so che a qualcuno questo film è piaciuto (su IMDb ha una buona media), ma personalmente non mi ha convinto per nulla. E se i difetti (come l'implausibilità psicologica) erano cose volute, ancora peggio! ^^