20 dicembre 2010

La signora di Shanghai (O. Welles, 1947)

La signora di Shanghai (The Lady from Shanghai)
di Orson Welles – USA 1947
con Orson Welles, Rita Hayworth
***

Rivisto in DVD.

Il marinaio irlandese Michael O'Hara (Welles), avventuriero con un passato di combattente durante la guerra civile in Spagna, viene assoldato dal ricco avvocato Arthur Bannister (Everett Sloane) e da sua moglie Elsa (Hayworth) per condurre il loro yacht di lusso in una crociera lungo la costa messicana. Nel corso del viaggio si lascia conquistare dal pericoloso fascino della donna e cerca di non farsi coinvolgere dagli ambigui giochi di potere fra Bannister e il suo socio Grisby. Quest'ultimo, giunti a San Francisco, gli offrirà cinquemila dollari se lo aiuterà a simulare il proprio suicidio: ma quando Grisby viene ucciso veramente, Michael si ritroverà accusato di assassinio. "Vi sono degli uomini che intuiscono il pericolo. Io no": il protagonista si presenta così, iscrivendosi spontaneamente nella categoria dei tipici protagonisti dei film noir che si lasciano irretire dalla bellezza di una donna o dal fascino della ricchezza, finendo col farsi trascinare in un mondo torbido e autodistruttivo come quello dei coniugi Bannister (esemplare, al riguardo, la metafora degli squali che si azzannano a vicenda). Memorabile la caratterizzazione dei personaggi: l'avvocato è ambiguo, arrivista, disabile (cammina con le stampelle), mentre che il passato della signora Bannister non sia propriamente limpido viene subito lasciato intuire da alcuni frammenti di dialogo (oltre che dal titolo), che rivelano come abbia lavorato come "intrattenitrice" a Shanghai e nel sud-est asiatico. È l'ultimo film girato da Welles all'interno dei grandi studi hollywoodiani (fu costretto a realizzarlo, a partire da un libro che non aveva nemmeno letto, per ripagare un produttore che aveva finanziato un suo spettacolo teatrale). Il plot è un po' contorto e il protagonista è descritto in maniera piuttosto schematica, ma la regia colma di inventiva, le location visivamente splendide e la grandiosa fotografia in bianco e nero (ufficialmente di Charles Lawton, ma ci ha lavorato – senza accredito – Rudolph Matè) donano alla pellicola un fascino del tutto particolare, in grado di far dimenticare i difetti della sceneggiatura. Davvero magistrale, in ogni caso, la surreale sequenza finale nel labirinto di specchi del luna park, ricca di riflessi e sovrimpressioni dei volti e dei corpi dei tre personaggi. Welles riserva numerosi e bellissimi primi piani alla Hayworth, a quei tempi sua moglie (e alla quale aveva imposto, fra le polemiche, di tagliarsi i lunghi capelli rossi e di tingersi di biondo).

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il finale è davvero da standing ovation. Grandissimo noir.

Ale55andra

Christian ha detto...

Non un film perfetto, ma la mano di Welles si vede...

Anonimo ha detto...

Welles sempre statuario, anche come attore secondo me.

Ale55andra

MonsierVerdoux ha detto...

film grandissimo...è straordinario come, anche se costantemente tagliati e martoriati dalla censura, le pellicole di welles siano sempre meravigliose...

Christian ha detto...

A volte ci sono singole sequenze o inquadrature che valgono più di interi film...