Febbre di vivere (G. Cukor, 1932)
Febbre di vivere (A Bill of Divorcement)
di George Cukor – USA 1932
con John Barrymore, Katharine Hepburn
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Rivisto in DVD, con Martin.
Dopo essere rimasto chiuso in manicomio per quindici anni, un uomo torna a casa e scopre che nel frattempo la moglie ha ottenuto il divorzio e sta per sposarsi con un altro. La donna sarebbe anche disposta a rinunciare alla propria felicità per rimanere con l'ex marito, nonostante non lo ami più: ma quando questi si accorge che lo farebbe solo per pietà, rinuncia a lei e la lascia partire verso una nuova vita. A prendersi cura di lui rimarrà invece la figlia, che gli assomiglia moltissimo e che, temendo che nella famiglia scorra una vena di pazzia, sceglie di mandare all'aria a sua volta il proprio matrimonio. Melodrammone lacerante, forse un po' datato e di evidente impostazione teatrale (si svolge completamente in interni, nella casa di famiglia, e nell'arco di una sola giornata), ma toccante e sorprendente nei suoi sviluppi e con un perfetto finale dolce-amaro. La breve durata (poco più di un'ora) consente alla pellicola di mantenere compattezza senza perdersi in inutili fronzoli retorici o ricattatori, e la sceneggiatura è sempre equilibrata nel mostrare (e far comprendere allo spettatore) i diversi punti di vista di una vicenda assai delicata, dove tutti hanno le proprie ragioni e soffrono perché i sentimenti cozzano fra loro. Il tema del sacrificio (che coinvolge, in diversi momenti, tutte le figure della storia: il padre, la madre, la figlia) mi ha ricordato – anche se naturalmente l'approccio è completamente diverso – molti lungometraggi di Ozu, come "Tarda primavera". Il film è tratto da un lavoro teatrale (di Clemence Dane) portato sullo schermo altre due volte: nel 1922 (muto) e nel 1940. Classica ed efficace la regia di Cukor, e ottimi gli attori, come l'istrionico John Barrymore e la composta Billie Burke. Ma il film segna in particolare l'esordio cinematografico di Katharine Hepburn, una delle più grandi attrici di tutti i tempi, che Cukor dirigerà altre sei volte. Pur giovane e alle prime armi, la Hepburn risplende già di luce propria.
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