Morte a Venezia (L. Visconti, 1971)
Morte a Venezia (Death in Venice)
di Luchino Visconti – Italia 1971
con Dirk Bogarde, Björn Andrésen
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Rivisto in DVD.
L'avevo visto per la prima volta al liceo, su iniziativa della professoressa di tedesco (insieme al "Danton" di Wajda, i soli due film che ricordo di aver visto a scuola!) ma allora non mi aveva fatto alcuna impressione, né positiva né negativa. Forse non avevo l'età per apprezzarlo, come invece adesso.
Il maturo professor Gustav von Aschenbach giunge al Lido di Venezia, nel 1911, per un periodo di riposo. Mentre in città soffia lo scirocco e si diffonde un'epidemia di colera, sulla quale le autorità tacciono perché "Venezia vive di turismo", Aschenbach rimane affascinato dal giovane polacco Tadzio, che alloggia con la famiglia nel suo stesso albergo. Non si tratta di un amore omosessuale, ma di un'infatuazione per quella bellezza ideale che proprio lui, per tutta la vita, ha cercato di far sorgere dallo spirito con la propria opera di artista anziché ricercarla, con i sensi, nella natura che lo circonda. Aggiungendovi anche alcuni flashback "proustiani" dei momenti lieti e tristi della vita del protagonista, Visconti realizza un film di impronta decisamente mitteleuropea, lento e decadente, freddo e disperato, fatto di sguardi e di silenzi (i due personaggi principali non si scambiano mai nemmeno una parola), con una messinscena affascinante e una scenografia che riporta in vita lo splendore di un'epoca in cui gli alberghi del Lido rappresentavano un microcosmo dell'alta borghesia internazionale, in crisi alla vigilia della prima guerra mondiale. La regia, elegante e raffinata, indugia forse su qualche zoom di troppo. Nel romanzo di Thomas Mann il protagonista era uno scrittore: Visconti lo ha trasformato in musicista perché convinto che l'intenzione originaria di Mann fosse quella di far riferimento a Gustav Mahler, del quale non a caso vengono utilizzati brani della terza e della quinta sinfonia come efficace colonna sonora.
4 commenti:
Questo film non si discute. Concordo con le tue tre stelline e mi hai messo voglia di rivederlo. (lo vedo in media due o tre volte l'anno, non resisto).
Addirittura? Comunque sì, è proprio il tipo di film che anch'io rivedrei spesso e volentieri.
quando attraversa la laguna si avverte il cambio di dimensione: è come un pagano passaggio dello stige. anche 4 stelline
Sì, ci sono momenti indimenticabili. Quattro stelline le dò solo ai miei personal cult assoluti, a prescindere dalla bellezza del film.
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