Leon (Luc Besson, 1994)
Leon (id.)
di Luc Besson – Francia 1994
con Jean Reno, Natalie Portman
***1/2
Rivisto in DVD, con Hiromi.
"Come ti chiami?" "Leon" "Che nome cazzuto".
Il padre di tutte le bessonate (la madre è Nikita, ovviamente) è un film spettacolare nel quale il regista francese riesce a dar sfogo al proprio altalenante talento nel modo migliore, fra echi di Melville e – soprattutto – di John Woo. All'epoca il cinema di Hong Kong non era ancora così noto e inflazionato come oggi, e dunque molti spettatori – me compreso – trovarono particolarmente originale un film che, rivisto oggi, ne esce forse un po' ridimensionato sul piano stilistico ma continua a rimanere estremamente godibile per quanto riguarda i personaggi e la storia, grazie anche alle interpretazioni di un perfetto Jean Reno (al suo quinto film con Besson), di una giovanissima Natalie Portman (al suo esordio da protagonista) e di un sempre carismatico Gary Oldman (nei panni del cattivo che ascolta Beethoven in cuffia prima di entrare in azione). Ambientato a New York, fra Little Italy e Central Park, il lungometraggio racconta dell'amicizia (che sfocia, almeno da parte di lei, in qualcosa di più) fra una bambina, rimasta orfana dopo che la sua famiglia è stata sterminata in un regolamento di conti, e uno spietato killer italiano che non sa leggere, beve solo latte, ama i vecchi film con Gene Kelly e vive da solo con una pianta. La sceneggiatura alterna sequenze d'azione perfettamente girate a momenti di tenerezza, di vita, di amore fra i due personaggi principali. L'idea venne a Besson mentre stava girando "Nikita", quando si accorse del grande potenziale che aveva il personaggio interpretato in quel film da Jean Reno, al punto da elaborarlo fino a renderlo protagonista di un'intera pellicola.
5 commenti:
La questione delle influenze e delle derivazioni è di una quelle che facciamo spesso e si finisce sempre per ricostruire lunghe catene di influenze reciproche.
Se è vero che le "bessonate" risentono dell'influenza di John Woo è altrettanto vero che certo cinema di Hong Kong risente dell'influenza del poliziottesco italiano degli anni '70.
Alla luce di questo si potrebbe pensare che, rivisto oggi dopo l'ondata di riedizioni di film di genere italiani, anche John Woo e soci non fossero del tutto originali.
In realtà sono convinto che ognuna di queste "rivisitazioni" mantenga la propria specifica identità e originalità.
Vale per Woo e Besson ma anche per Tarantino. Non a caso stiamo parlando di autori che a loro modo hanno fatto scuola, come d'altronde hanno fatto Di Leo e Melville prima di lui.
Rimane comunque il fatto che Leon sia senz'ombra di dubbio un film che rimane impresso nella memoria e che continua a dare soddisfazioni ad ogni nuova visione.
Hai ragione, e molti degli autori citati rimangono in effetti ancora validi - grazie al loro talento - anche dopo che i loro "debiti" cinematografici sono ormai usciti allo scoperto. Lo stesso non si può dire dei loro imitatori, cioè di quelli che si rifanno a Woo, Tarantino, Besson, etc. senza magari essere passati per le fonti originali.
Un gran film che merita in pieno il tuo voto. Per le rivisitazioni... l'arte è anche smontaggio e rimontaggio dei soliti pezzi del Lego. La violazione del copyright non dovrebbe essere considerata un delitto.
questo film mi è sempre piaciuto moltissimo, non stanca mai! e jean reno è semplicemente fantastico.
Già, il personaggio gli sembra davvero cucito addosso!
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