Fino all'ultimo respiro (J.L. Godard, 1959)
Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle)
di Jean-Luc Godard – Francia 1959
con Jean Paul Belmondo, Jean Seberg
***
Rivisto in DVD, in originale con sottotitoli.
Primo lungometraggio di Godard e uno dei film cardine della Nouvelle Vague, la corrente con la quale il regista e i suoi colleghi, tutti ex critici militanti della rivista "Cahiers du Cinéma" (da François Truffaut, qui autore del soggetto, a Éric Rohmer, da Jacques Rivette ad André Bazin) rivoluzionarono il mondo del cinema dopo aver teorizzato la "politica degli autori". Il furfante Michel (un amorale e indimenticabile Belmondo, che esordisce dicendo "Dopotutto, sono un idiota"), mentre sta tornando a Parigi con un'auto rubata, uccide un poliziotto. Braccato dalle forze dell'ordine, cerca di riscuotere il denaro che gli deve un amico e di convincere la bella americana Patrizia (un'altrettanto indimenticabile Seberg, con un taglio di capelli che all'epoca fece furore) a seguirlo fino in Italia. Ma sarà proprio la ragazza, per scoprire se lo ama davvero o no, a denunciarlo alla polizia. Al tempo della sua uscita rappresentò senza dubbio una notevole rottura delle regole del cinema (il protagonista parla con sé stesso oppure con il pubblico; il montaggio è frammentato e "visibile", mentre il cinema classico faceva di tutto per renderlo impercettibile allo spettatore), della narrazione (la storia assume toni da documentario, per esempio quando si sovrappone con eventi di cronaca come la visita del presidente americano in Francia), della messinscena (lungo le strade, i passanti guardano la camera da presa), della morale (il rapporto "libero" fra i due personaggi principali). Oggi questi aspetti non costituiscono più una novità, ma il film piace ancora per la spontaneità dei personaggi (i dialoghi sembrano quasi improvvisati, e a volte forse lo sono davvero), per l'andamento lineare della vicenda ("Qualsiasi cosa facevano i personaggi poteva essere integrata al film", disse Godard), per i piccoli particolari (Belmondo che si passa il pollice sulle labbra, le chiusure a iride da cinema muto), per le citazioni (Michel che ammira Bogart sulla locandina di un film e si identifica con lui; un altro cinema che proietta "Hiroshima mon amour" di Alain Resnais; una ragazza vende i "Cahiers" per la strada; Jean-Pierre Melville che interpreta lo scrittore Jean Parvulesco, intervistato da Patrizia), per non parlare della bella atmosfera "aperta" della Parigi di quegli anni, e della vivacità tecnica e culturale che trasuda dalla pellicola. La prima scena cui Truffaut e Godard pensarono è quella in cui la Seberg percorre gli Champs Elysées per vendere il "New York Herald Tribune". Il film è ispirato da un fatto di cronaca realmente accaduto, ma i due autori volevano inizialmente rifarsi alla tradizione dei noir e dei criminal movie americani (in particolare allo "Scarface" di Howard Hawks). In un'intervista, però, Godard affermò di essersi reso conto soltanto in seguito di aver realizzato invece una sorta di "Alice nel paese delle meraviglie".
6 commenti:
manco a farlo a posta ho partorito anch'io ieri un post su godard ^^
questo, mi manca, ma provvederò
ultimamente esulto per qualsiasi cosa di francese mi capiti davanti agli occhi he he
Anch'io amo molto il cinema francese, il mio preferito insieme a quello giapponese e a quello americano "classico"... per quanto riguarda Godard, sto guardandomi il cofanetto Rarovideo, i prossimi sono "Le petit soldat" e "Una storia americana"...
Grandissimo film. Uno dei miei preferiti di Godard. Tra i tanti che ho visto questo forse rientra tra i primi dieci. Grazie e a presto.
Godard mi piace molto come regista nel suo insieme, mentre a dire il vero i singoli film non sempre mi appassionano. Comunque hai ragione, questo è uno dei più belli, oltre che dei più importanti. Ciao!
spero che 3 stelline nella tua classifica siano il massimo...
questo film merita tutte le stelle del mondo, è un capolavoro, in assoluto tra i miei preferiti!
ciao ciao
ps ti ho linkato spero non ti dispiaccia!
ciao ciao
Ciao e grazie, ho ricambiato il link!
A dire la verità, il massimo è quattro stelline (che uso molto raramente), ma come ho già detto più volte i voti non devono essere considerati un giudizio sulla qualità del film, bensì un indice del mio rapporto personale con essi.
Ciao ancora!
Posta un commento