Alba fatale (William A. Wellman, 1943)
Alba fatale (The Ox-bow incident)
di William A. Wellman – USA 1943
con Henry Fonda, Dana Andrews
***1/2
Visto in DVD, con Martin, in originale con sottotitoli inglesi.
Un vero capolavoro, cupo e non conciliante, che non conoscevo e che anche per questo si è rivelato una graditissima sorpresa. La trama è semplicissima: gli abitanti di una cittadina di frontiera, già sotto tensione per i ripetuti furti di bestiame, organizzano una posse per catturare e giustiziare tre stranieri accusati di aver ucciso un allevatore. Nonostante le proteste dei pochi che vorrebbero concedere loro un regolare processo, i tre vengono impiccati sul posto, solo per scoprire dopo pochi istanti che erano innocenti. Non ricordo di aver visto affrontare i temi della vendetta, della giustizia sommaria e del linciaggio in maniera così diretta e efficace come in questo "piccolo" film (dura soltanto 73 minuti), crudo, intenso e perfetto nella sua sintesi. Il mito della giustizia degli uomini ne esce a pezzi, e persino l'eroe si rivela impotente: il protagonista "buono", Henry Fonda, non può infatti far nulla per salvare Dana Andrews e compagni né si impegna particolarmente per evitare quella che è evidentemente un'ingiustizia, forse perché anche lui ha qualcosa da nascondere. Duro e realistico, oscuro e claustrofobico (fu girato tutto in interni, anche perché la Fox – che non amava il progetto – ridusse il budget al minimo), ricco di personaggi tutti ottimamente caratterizzati sia quando la loro parte nella vicenda è minima (si pensi alla ragazza un tempo amata da Fonda e a suo marito) sia quando è importante (l'ufficiale sudista e il figlio "mollaccione", il misterioso messicano interpretato da Anthony Quinn, il predicatore di colore), il film dista anni luce dall'ingenuità dei western di quegli anni e dai temi avventurosi ed eroici cui il genere aveva abituato. Fosse stato realizzato negli anni '70, quando il western aveva già preso la sua piega crepuscolare, non ci sarebbe da stupirsi: ma per una pellicola del 1943 l'impatto è davvero notevole. Memorabile, fra le altre, la scena finale in cui Fonda legge la lettera d'addio scritta da uno dei tre impiccati, con l'inquadratura che ne "impalla" lo sguardo con il cappello del suo compagno.
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