Il cielo sopra Berlino (W. Wenders, 1987)
Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin)
di Wim Wenders – Germania 1987
con Bruno Ganz, Otto Sander
***1/2
Visto in DVD, con Martin.
Con questo celebre film si può dire che cominci una seconda fase della carriera di Wim Wenders. La prima, culminata con "Paris, Texas", era più "concreta" e calata nel mondo reale (si pensi al finale di "Lo stato delle cose"), nonché caratterizzata dal tema del viaggio, dell'eterna ricerca, del passato. Da questa pellicola in poi, invece, i suoi film si fanno decisamente più eterei, filosofici e – in un certo senso –astratti e "tecnologici", per certi versi quasi new age. Non a tutti il cambiamento è piaciuto: se il pubblico che accorre a vedere i suoi film è aumentato, il buon Wim ha probabilmente perso il favore di parte di quella critica che lo aveva incensato negli anni settanta.
Il film è completamente ambientato in una Berlino della quale Wenders non esista a mostrare i lati più squallidi (le periferie, le zone adiacenti al Muro, una Potsdamerplatz che prima della seconda guerra mondiale era una delle piazze più belle d'Europa ma che nel 1987 era ridotta in rovina). Proprio la città è la vera protagonista delle vicende, assieme a Damien (Ganz) e Cassiel (Sander), due dei numerosi angeli che si aggirano invisibili per i cieli e le strade di Berlino, appoggiando di quando in quando la mano sulla spalla delle persone per confortarle o semplicemente per leggerne i pensieri. Quando si innamora della trapezista di un circo, Damien – già stanco di assistere in eterno alle vicende degli esseri umani e curioso di sperimentarne le esperienze in prima persona – decide di rinunciare alla propria immortalità e alla propria natura angelica per diventare uno di loro. Da allora il suo mondo, fino allora impalpabile e in bianco e nero, diventa a colori e ricco di sensazioni. Caratterizzato da uno stile lento e avvolgente e dall'insolita prospettiva del punto di vista degli angeli, il film si lascia ricordare anche per la partecipazione speciale di Peter Falk: il "tenente Colombo" interpreta se stesso nel corso di un viaggio a Berlino, dove rivela di essere a sua volta un ex angelo che aveva scelto, una trentina di anni prima, di vivere in mezzo agli uomini. Ma c'è anche Nick Cave, con la sua musica: proprio a un concerto dei Bad Seeds, Damien ritroverà la ragazza che ama (Solveig Dommartin, poi compagna di Wenders e protagonista di "Fino alla fine del mondo", scomparsa circa un mese fa). Molto bella e affascinante l'alternanza fra b/n (ottenuto tramite un filtro) e colore, così come il flusso dei pensieri delle persone per la strada e nelle case, trasmesso telepaticamente agli angeli e allo spettatore. Alcune note: il film è internazionalmente noto con il titolo "Wings of Desire", che lo stesso Wenders ha dichiarato di preferire all'originale; Peter Handke ha collaborato alla sceneggiatura di alcune scene. Wenders, comunque, afferma che il film è parzialmente ispirato alle poesie di Rainer Maria Rilke, che parlano spesso di angeli; nel 1987 non era stato possibile girare nei pressi del Muro di Berlino, così quello che si vede in numerose scene della pellicola è un fac simile, costruito per l'occasione; il film, del quale Wenders dirigerà poi un seguito ("Così lontano, così vicino"), nel 1998 ha avuto anche il discutibile onore di un remake americano, "City of Angels", di Brad Silberling con Nicolas Cage e Meg Ryan, che fino ad adesso non ho mai visto.
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