11 giugno 2006

Falso movimento (W. Wenders, 1975)

Falso movimento (Falsche Bewegung)
di Wim Wenders – Germania 1975
con Rüdiger Vogler, Hanna Schygulla
***

Rivisto in DVD con Martin.

Prosegue la nostra rassegna su Wenders, con il suo quarto lungometraggio nonché il secondo della trilogia di road movies degli anni settanta (il primo, "Alice nelle città", purtroppo l'abbiamo dovuto saltare perché non avevamo a disposizione né il DVD né una VHS: lo recupereremo in futuro!). L'avevo già visto anni fa, e come allora mi ha fatto l'impressione di un film da lasciare decantare e da non giudicare immediatamente dopo o addirittura durante la visione. Scritto da Peter Handke e liberamente tratto dal "Wilhem Meisters Lehrjahre" di Goethe, ha come protagonista un giovane aspirante scrittore che, spinto dal malessere e dall'inquietudine, intraprende un viaggio attraverso la Germania per imparare a conoscere il mondo e le persone che lo abitano. Incontra numerosi personaggi che si uniscono a lui nel suo vagabondaggio, che sembra procedere senza meta e senza obiettivo. Alla fine, tornato solo, dovrà ammettere di non aver concluso nulla e di non aver compiuto altro che un "falso movimento". Negli occhi e nella mente rimangono le immagini della Germania del nord, brumosa e industrializzata, la campagna e la città che sembrano entrambe desolate e quasi disabitate, e le lunghe sequenze dei personaggi che camminano per la strada, parlando di arte e di poesia, di sogni e di aspirazioni, del passato (anche del nazismo) e del futuro, della vita e della morte. I testi di Handke sono forse troppo letterari (e risentono di una certa intellettualità, tipica peraltro degli anni '70, che oggi è un po' fuori contesto): ammetto di aver fatto fatica a seguire alcuni discorsi, come quello sulla solitudine. Ma alla fine, a distanza di tempo, rimane comunque uno dei film più affascinanti di Wenders, nel quale si possono già trovare le caratteristiche delle sue migliori opere.

Nota: è il film d'esordio di Nastassja Kinski, che aveva 16 anni, era già bellissima e non dice una parola in tutta la pellicola. Il suo personaggio mi ha fatto pensare, chissà perché, a quello di Milla Jovovich in "Million Dollar Hotel".

4 commenti:

Martin ha detto...

Premesso che il film mi è piaciuto, ho l’impressione che la tua recensione rispecchi un pò il tuo attuale metro di giudizio attuale, basato molto sulle sensazioni suscitate dal film ma che pecca ultimamente di scarsa analisi.
Sarà che i film da recensire sono molti ma penso che occorra un minimo di attenzione in più alla “costruzione” del film, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici sia per quanto riguarda tutto quanto è legato alla "scrittura" del film.
Come dicevo il film mi è piaciuto ma ne vedo anche chiari i limiti. E qui sono d’accordo col Mereghetti che sintetizza bene l’impressione che ho avuto io al termine della visione, ovvero che il film è fondamentalmente “irrisolto”. Alla fine non riesce a dare forma alla riflessione che porta avanti, non riesce a tirare le fila del discorso.
Affascinante e visionario alla Wenders, su questo siamo d'accordo, ma in definitiva non arriva a nulla.
Dal punto di vista della sceneggiatura, se è vero come dici tu che tante cose risultano incomprensibili, non è solo perchè i limiti sono necessariamente nello spettatore.
Troppe cose sono buttate lì senza il necessario approfondimento, ci sono troppi intellettualismi, fini a sè stessi perchè non c’è volontà di permettere allo spettatore una piena comprensione.
Tutti questi a mio avviso sono limiti della sceneggiatura e andrebbero considerati nel giudizio del film.

Christian ha detto...

Caro Martin, mi sembri un po' ingeneroso nei miei confronti.
Io non sono un critico. È ovvio che il mio giudizio dipenda (e non "molto", ma "del tutto"!) dalle sensazione che il film suscita in me. Non mi vergogno di esaltare o di dare voti alti a film che mi comunicano qualcosa durante la visione, anche se ne riconosco i limiti tecnici. Allo stesso modo, darò voti bassi o stroncherò senza pietà film magari scritti e costruiti benissimo ma che, per un qualsiasi motivo, personalmente mi annoiano o semplicemente non mi interessano.
Quanto a questo film, gli avevo dato tre stelline (***) già la prima volta che lo avevo visto, una decina di anni fa. Quindi, come vedi, il mio metro di giudizio "attuale" è lo stesso di prima. E che la pellicola sia irrisolta, ossia che non arrivi a nulla, per me non è un difetto ma la logica conclusione del percorso del personaggio, come dichiara lui stesso nella scena conclusiva del film e come già il titolo lasciava intendere.

marco c. ha detto...

wenders è un notoriamente un regista sopravvalutato. ammetto di non aver mai visto questo film ma immagino sia di una noia mortale

Christian ha detto...

A me Wenders piace (anche se non sempre), e questo lo ritengo uno dei suoi film migliori, o comunque alla pari di quelli del suo primo periodo ("Alice nelle città", "Nel corso del tempo").