Il tempo che resta (F. Ozon, 2005)
Il tempo che resta (Le temps qui reste)
di François Ozon – Francia 2005
con Melvil Poupaud
**1/2
Visto al cinema Arlecchino, in v. orig. sottotitolata
(rassegna di Cannes).
Romain (Melvil Poupaud), un giovane fotografo di moda gay, scopre di avere un tumore allo stato avanzato e che gli restano pochi mesi di vita. Anziché disperarsi o rassegnarsi, preferisce tagliare i ponti con il presente (non comunica la notizia a nessuno, nemmeno ai parenti) e rivolgersi invece al passato e al futuro: recuperà così il rapporto con la sorella e soprattutto con il sé stesso bambino, e accetterà di essere il padre del figlio di una coppia di sconosciuti il cui marito è sterile. Il poliedrico Ozon firma stavolta un film semplice ed essenziale, forse fin troppo distaccato: una di quelle pellicole che funzionano solo se si riesce a simpatizzare con il protagonista, cosa a dire il vero non sempre facile visto che il personaggio tende a chiudersi in sé stesso e ad isolarsi dal resto del mondo. La parte centrale mi è sembrata un po' debole, ma il finale mi è piaciuto. Per fortuna Ozon non scivola nel patetico e il tono non diventa mai consolatorio o, peggio, ricattatorio (e in questo ci sono similarità con il bel film coreano "Christmas in august", che parte da presupposti identici). Bravo il protagonista, ci sono piccole parti per Jeanne Moreau (nel ruolo della nonna Laura) e Valeria Bruni-Tedeschi (la cameriera con il marito sterile).
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