Ashes of time (Wong Kar-wai, 1994)
Ashes of time (Dung che sai duk)
di Wong Kar-Wai – Hong Kong 1994
con Leslie Cheung, Tony Leung Kar-fai, Brigitte Lin
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Visto in DVD alla Fogona, in originale con sottotitoli inglesi.
Finalmente ho visto l'ultimo Wong Kar-wai che mi mancava, fra l'altro l'unico a non essere uscito in italiano, nonostante fosse stato presentato a suo tempo al festival di Venezia. È anche il solo wuxiapian della sua filmografia, seppure decisamente atipico e caratterizzato dal suo stile personale. Splendidissimo il cast, composto in gran parte da suoi habitué: Leslie Cheung, Tony Leung Chiu-wai, Maggie Cheung, Brigitte Lin (è sempre un piacere vederla vestita da uomo, come fa spesso in questo genere di film), Jacky Cheung, Carina Lau e Tony Leung Kar-fai.
Uno spadaccino vive ai margini del deserto, struggendosi nel ricordo della donna amata e perduta. Nella sua capanna si incrociano le storie di una moltitudine di personaggi: amici che gli fanno visita, viaggiatori di passaggio, stranieri che intendono assoldarlo, rivali giunti a sfidarlo. Un film complesso e affascinante, visivamente straordinario, con il tempo e la memoria come filo conduttore: scandito dal passare delle stagioni e dai ricordi che alcuni vorrebbero cancellare e altri mantenere immutati per sempre, ricco di personaggi tormentati, di guerrieri che si allenano combattendo contro il proprio riflesso o che attendono in eterno l'arrivo di fantomatici nemici, storie incrociate di gelosia, vendette e tradimenti… la narrazione è destrutturata al punto da sembrare, almeno inizialmente, saltare di palo in frasca, salvo poi tirare le fila di ogni sottotrama al momento opportuno. Quello che lo rende affascinante è lo stile di WKW, ipnotico e avvolgente, con la sua regia sofisticata, le inquadrature sghembe o ricercate, l'attenzione ai dettagli, il montaggio frammentato. Interessante come sempre la fotografia di Christopher Doyle, dominata da tonalità gialle, rosse e ocra, colori caldi come la sabbia del deserto che fa da sfondo alle vicende. La copia in DVD che ho visto (Mei Ah) era piuttosto scadente, ma la sgranatura e le imperfezioni donavano ulteriore fascino alle immagini. Le rare sequenze di combattimento, più contrappunti didascalici che scene madri, sono girate in maniera confusa e sperimentale, a scatti oppure con ralenti che fanno assomigliare i movimenti degli spadaccini alle pennellate su un dipinto. Ed è quasi incessante l'accompagnamento della colonna sonora, magari non sempre memorabile ma fondamentale nell'economia della pellicola.
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