4 maggio 2023

The lighthouse (Robert Eggers, 2019)

The Lighthouse (id.)
di Robert Eggers – USA/Canada 2019
con Robert Pattinson, Willem Dafoe
***

Visto in TV (Netflix).

Alla fine dell'Ottocento, due uomini giungono su un'isola brulla e lontana dalla costa: dovranno rimanerci per un mese, a guardia del faro che lì si trova. La convivenza si dimostra subito difficile: il più anziano dei due (Willem Dafoe) assume per sé il comando e si arroga l'accesso esclusivo alla "luce", ovvero la lanterna del faro (con cui ha una relazione quasi mistica), relegando il più giovane (Robert Pattinson) a faticose incombenze e lavori di manutenzione. Col passare del tempo, per via della fatica, della solitudine, e mentre una tempesta scuote l'oceano e la barca che avrebbe dovuto dar loro il cambio non arriva, la salute mentale del giovane si deteriora sempre più, tanto da perdere la cognizione del tempo e da essere soggetto a sogni bizzarri e visioni di sirene e di strane creature. Il secondo lungometraggio di Robert Eggers, sceneggiato insieme al fratello Max (che inizialmente voleva ispirarsi a un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe noto appunto come "Il faro"), è in realtà una rilettura del mito di Prometeo, come testimonia la scena finale: i due protagonisti (unici personaggi in tutto il film, se non contiamo la sirena – interpretata da Valeriia Karamän – che appare nelle visioni del giovane) rappresentano rispettivamente Zeus, la divinità che custodisce gelosamente la "luce" (ma con evidenti aspetti anche di Proteo, divinità marina, profetizzante e mutaforma), e Prometeo, o se vogliamo l'intero genere umano, che la agogna come la conoscenza per risollevarsi dalle fatiche in terra. Girato in un rigoroso bianco e nero e in formato 4:3, il film è cupo, austero, apparentemente enigmatico: lo sostengono, oltre all'eccellente prova dei due interpreti (in particolare Dafoe), l'elegante regia e l'espressiva fotografia (di Jarin Blaschke, candidata all'Oscar), benché lo stile sia a tratti un po' calcato e pretenzioso. Oltre ai sottotesti mitologici/religiosi, notevoli anche quelli psicologici, dal gaslighting al rovesciamento dei rapporti di forza nel finale, dalla rimozione del passato ai sensi di colpa che affiorano mediante i sogni (Eggers ha affermato di essere stato influenzato sia da Freud sia da Jung), nonché quelli legati alla sessualità (nella scena in cui Pattinson si masturba, il faro stesso diventa un simbolo fallico).

2 commenti:

Babol ha detto...

Un delirio, ma che meraviglia però!

Christian ha detto...

Visivamente molto bello, con quella fotografia in bianco e nero così tagliente ed espressiva. E contenutisticamente assai ricco, anche se ci mette un po' di tutto e lascia allo spettatore il compito di raccapezzarsi: ma fanno così anche autori come Von Trier e Aronofsky...