12 febbraio 2020

La calda notte dell'ispettore Tibbs (N. Jewison, 1967)

La calda notte dell'ispettore Tibbs (In the heat of the night)
di Norman Jewison – USA 1967
con Sidney Poitier, Rod Steiger
***1/2

Visto in TV.

Di passaggio per una cittadina nel Mississippi, in una calda notte d'estate, l'ispettore Virgil Tibbs (Poitier) – poliziotto di colore proveniente da Philadelphia – viene dapprima accusato (in quanto nero!) di essere il responsabile di un omicidio avvenuto in strada quella stessa notte, e poi convinto controvoglia a collaborare alle indagini, aiutando lo sceriffo locale Gillespie (Steiger) a dipanare la matassa. Iconico poliziesco che, più che sulla trama gialla, è incentrato su un altro tema, ovvero quel razzismo allora ancora molto diffuso negli stati del profondo sud. In effetti gli Stati Uniti stavano vivendo una stagione di forti tensioni e sconvolgimenti a livello sociale, e proprio film come questo (e come "Indovina chi viene a cena?", uscito lo stesso anno e interpretato sempre da Poitier), diedero il loro contributo alla lotta per i diritti civili. La cittadina fittizia in cui si svolge la storia è pervasa da forti tensioni, palpabili sotto l'aspetto pigro e sonnolento dei suoi abitanti. Alcune scene, come quella in cui il protagonista, alla domanda "Come ti chiamano dalle tue parti, Virgil?", risponde "Mi chiamano Signor Tibbs!", o quella in cui schiaffeggia il signorotto locale Endicott, proprietario di piantagioni di cotone gestite come ai tempi della guerra civile, fecero una forte impressione su un pubblico non abituato a un nero che rifiutava di porgere l'altra guancia. E nonostante tutto, il rapporto fra Tibbs e Gillespie, iniziato sotto i peggiori auspici, finirà col consolidarsi: i due stringeranno, se non proprio un'amicizia, una sorta di legame empatico (anche lo sceriffo, a suo modo, è solo ed emarginato all'interno della città). In ogni caso, al di là della ripetuta insistenza sul tema del razzismo e dell'odio (da cui non è immune nemmeno il "perfetto" protagonista, presentato come un detective geniale ed educato, che pure si lascia tentare dall'orgoglio di dimostrare di essere superiore ai bianchi e dal desiderio che il colpevole sia la persona più disprezzabile della città), il film può vantare anche una grande qualità artistica e produttiva: dalla regia di Jewison alle interpretazioni dei due protagonisti (e dei comprimari: da ricordare almeno Warren Oates nel ruolo del poliziotto Sam, Larry Gates in quelli di Endicott, e Lee Grant in quelli della moglie della vittima dell'omicidio), senza trascurare la fotografia di Haskell Wexler (che, per la prima volta in un film hollywoodiano a colori di una major, tenne conto del colore della pelle di Poitier nella scelta delle luci) e la colonna sonora di Quincy Jones (con la canzone "In the heat of the night" interpretata da Ray Charles). La pellicola ricevette sette nomination e vinse cinque premi Oscar, compreso quello per il miglior film: premiati anche l'ottimo Steiger come miglior attore, Stirling Silliphant per la sceneggiatura (adattata da un romanzo di John Ball) e il futuro regista Hal Ashby per il montaggio. Diede inoltre origine a due sequel di minor valore (nel 1970 e nel 1971) e a una serie tv (senza Poitier, dal 1988 al 1994).

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