28 maggio 2018

Breve incontro (David Lean, 1945)

Breve incontro (Brief encounter)
di David Lean – GB 1945
con Celia Johnson, Trevor Howard
***

Visto in divx.

Alla stazione di Milford (un sobborgo fittizio di Londra), dove si reca ogni giovedì per fare shopping e andare al cinema, la casalinga annoiata Laura Jesson conosce casualmente il dottor Alec Harvey, giovane medico idealista. Pur essendo entrambi sposati e con prole, fra i due scatta una simpatia che in breve tempo (si incontrano soltanto un giorno alla settimana) si trasforma in un amore così profondo da iniziare a pensare di fuggire insieme. Quando però si rendono conto che quello che era iniziato in modo "così normale, così innocente" potrebbe avere conseguenze serie, i sensi di colpa, la responsabilità e la paura finiscono con l'avere il sopravvento, e i due preferiranno dirsi addio per sempre (lui sceglierà addirittura di partire per l'Africa). L'intera storia è rivissuta da Laura nella propria mente, davanti al marito in salotto, come una sorta di confessione non detta. Quarto frutto della collaborazione di un Lean a inizio carriera con il commediografo Noël Coward (il soggetto è tratto da un suo atto singolo del 1933, "Still Life"), la pellicola vinse il Grand Prix al Festival di Cannes, fu candidata a tre Oscar ed è considerata uno dei migliori film britannici di sempre, per via del suo realismo e del modo delicato in cui colora di poesia la grigia routine e il vissuto quotidiano. L'amore rappresenta per Laura e Alec proprio una via di fuga da un'esistenza banale (non a caso Laura immagina lunghi viaggi all'estero), che comprende anche un matrimonio non certo infelice ma all'insegna della noia e delle convenzioni. Certo, la caratterizzazione dei due protagonisti è assai semplicistica, per non dire quasi assente, mentre i comprimari sono poco più che macchiette: si pensi all'amica pettegola di Laura, o alla barista e al capostazione, al centro di scenette, gag e battibecchi quasi superflui se non per mettere in risalto la purezza e l'intensità della storia d'amore di Laura e Alec in confronto a un mondo frivolo e volgare. Il vero punto è però dato dalla classe sociale. In quanto piccoli borghesi, Laura e Alec sono pesantemente influenzati da schemi e pressioni morali (i proletari, come i suddetti personaggi secondari, si fanno molto meno fisime). A trattenere i due amanti dal consumare il tradimento, dunque, non c'è solo il caso (l'amico di Alec che rientra prima del previsto nella casa dove i due si erano appartati: una scena, fra l'altro, che ispirò "L'appartamento" di Billy Wilder) ma la volontà di non rovinare le rispettive famiglie e i sensi di colpa per dover ricorrere a bugie e sotterfugi. Tanto che Laura prova "vergogna" nel sentirsi più libera e felice quando è in compagnia di Alec. Nel finale, dopo la separazione, la donna avrà persino la brevissima tentazione di suicidarsi buttandosi sotto un treno, come Anna Karenina: ma è solo un attimo, perché non ne avrà il coraggio. In fondo Laura è una Karenina irrisolta, che non soddisfa mai veramente i propri impulsi e che, conclusa l'avventura, torna dal marito per continuare (con qualche rimpianto) la vita di sempre. Nella colonna sonora si sentono ripetutamente estratti dal secondo concerto per pianoforte di Rachmaninov.

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