Uomini e cobra (J. L. Mankiewicz, 1970)
Uomini e cobra (There was a crooked man...)
di Joseph L. Mankiewicz – USA 1970
con Kirk Douglas, Henry Fonda
***
Visto in TV.
Autore di un colpo che gli ha fruttato mezzo milione di dollari, il rapinatore Paris Pitman Jr. (Kirk Douglas) viene arrestato e rinchiuso in una prigione nel deserto dell'Arizona: non prima, però, di aver nascosto il bottino in un anfratto pieno di serpenti velenosi, di cui è l'unico a conoscere l'ubicazione. In carcere, Paris non perde tempo a escogitare un modo di evadere. E grazie al suo carisma, coinvolge nel piano i suoi compagni di cella, anche se deve vedersela con l'occhio vigile dello sceriffo Woodward W. Lopeman (Henry Fonda), inflessibile tutore della legge, che si è fatto nominare direttore della prigione anche nella speranza di migliorare le condizioni di vita dei detenuti... L'unico western mai girato da Mankiewicz, su una sceneggiatura di David Newman e Robert Benton (reduci dal successo di "Gangster story"), è naturalmente un western atipico, cinico e divertente, ambientato quasi tutto in una prigione a cielo aperto, della quale mostra le dinamiche e i rapporti fra i prigionieri, le guardie e la direzione (prima quella inflessibile e corrotta del primo direttore, poi quella "illuminata", più rilassata e dialogante di Lopeman). Al centro di tutto questo domina l'ambigua figura del protagonista, memorabile anche visivamente con i capelli rossi e gli occhialini rotondi: carismatico, pieno di iniziativa, leader naturale, ma in realtà un "serpente" pronto a tradire e a ingannare chiunque pur di raggiungere i propri obiettivi. Lo vediamo sin dalla scena iniziale, quella della rapina, in cui non esita a sacrificare i propri compagni per tenersi il bottino tutto per sé, e poi naturalmente nel resto del film, dove piega ai propri piani ogni altro valore (l'amicizia, la solidarietà, la redenzione). I serpenti a sonagli che affollano la grotta dove ha nascosto il denaro (e che il titolo italiano, pur trasformandoli in cobra, mette in primo piano) ne sono un'ovvia metafora (e faranno giustizia poetica). A lui si contrappone un personaggio altrettanto complesso come lo sceriffo, intransigente quando si parla di sesso o di alcol, ma sinceramente disposto a dare una seconda possibilità anche ai più gaglioffi (e la cosa rischia di costargli più volte la pelle). In mezzo, tanti personaggi come in ogni prison movie che si rispetti (a tratti la pellicola ricorda "La grande fuga"): il giovane Coy Cavendish (Michael Blodgett), testa calda finito in carcere per un incidente; la coppia formata dal truffatore Cyrus (John Randolph) e dal pittore Whinner (Hume Cronyn), verso i quali gli impliciti sottotesti gay si sprecano; il violento ladruncolo Floyd (Warren Oates); il gigantesco cinese Ah-Ping (C.K. Yang); e l'anziano rapinatore di treni Missouri Kid (Burgess Meredith), veterano della prigione, che sopravvive "sognando" una fattoria e che gli intrighi di Paris finiranno per corrompere (come tutto e come tutti). Mankiewicz gestisce il cast corale con mano ferma e ottimo ritmo, senza rinunciare a un acido sense of humour: la pellicola, grazie anche alla colonna sonora di Charles Strouse, è spigliata e ha a tratti un tono sbarazzino e leggero, sin dai titoli di testa con illustrazioni in stile fiabesco (il titolo originale è l'incipit di una celebre filastrocca per bambini).
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