2 novembre 2017

R100 (Hitoshi Matsumoto, 2013)

R100 (id.)
di Hitoshi Matsumoto – Giappone 2013
con Nao Omori, Shinobu Terajima
*1/2

Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Takafumi Katayama (Nao Omori), commesso in un negozio di arredamento, firma un contratto con un'agenzia sadomaso che gli invierà, per un anno intero, "dominatrici" in abiti succinti che faranno irruzione nella sua vita quotidiana nei momenti più inaspettati, infliggendogli dolore o umiliazione. E così l'uomo viene di volta in volta picchiato, preso a calci in strada o buttato giù per le scale, messo in imbarazzo al ristorante (con la dominatrix che gli schiaccia il sushi) o sul posto di lavoro: un particolare effetto visivo sullo schermo mostra che tutto ciò gli procura "ondate" di piacere. Quando però le visite cominciano a farsi sempre più eccessive, invadenti e sgradite, anche perché rischiano di coinvolgere i suoi familiari (il figlioletto in primis), Takafumi cercherà di tirarsi indietro. Non ci riuscirà, e scatenerà l'ira del potente CEO dell'organizzazione (la wrestler Lindsay Kay Hayward). Il cinema di Hitoshi Matsumoto è sempre stato folle e spiazzante, e di solito questo è un fattore positivo. Qui, però, il tentativo di partire da un contesto "serio" (la solitudine e la disperazione di Takafumi, la cui moglie è in coma da tre anni; uno spunto che ricorda quello di "The game"; le riflessioni sociali sull'umiliazione e il piacere; i riferimenti all'Inno alla Gioia di Beethoven come tema portante) e di renderlo via via più surreale e grottesco, funziona a corrente alternata. E quando la storia parte completamente per la tangente (l'agenzia sadomaso diventa una pittoresca organizzazione criminale da film di spionaggio, con tanto di esercito di pseudo-ninja), cessa anche di divertire: anzi, si perde interesse nella vicenda e si rimane soltanto ad attendere che il film finisca. Il bello è che la stessa pellicola, a un certo punto, riconosce di aver abbandonato ogni parvenza di qualità o di buon gusto, e cerca di "rimediare" attraverso alcuni inserti metacinematografici in cui rivela che quello cui stiamo assistendo è un film girato da un regista centenario, pensato per un pubblico che abbia anch'esso almeno cento anni. Il misterioso titolo "R100", dunque, si riferisce al rating: significa che il film è sconsigliato (o addirittura vietato) ai minori di 100 anni. Mah!

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