12 febbraio 2017

Fuochi nella pianura (Kon Ichikawa, 1959)

Fuochi nella pianura (Nobi)
di Kon Ichikawa – Giappone 1959
con Eiji Funakoshi, Osamu Takizawa
***

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Nel febbraio del 1945, mentre la seconda guerra mondiale sta per concludersi con una disfatta e l'esercito imperiale giapponese si ritira confusamente dalle Filippine, un soldato malato e rimasto isolato dalla sua compagnia si ritrova dietro le linee americane. Vagando senza meta in territorio ostile fa di tutto per cercare di sopravvivere, costretto a confrontarsi non solo con i nemici e la natura ma anche con i suoi stessi commilitoni, che la fame e gli stenti hanno trasformato in bestie. Dal pluripremiato romanzo di Shohei Ooka (che sarà portato sullo schermo anche da Shinya Tsukamoto nel 2014), il secondo – dopo "L'arpa birmana" – dei due film di guerra che Kon Ichikawa girò negli anni cinquanta e che portarono il regista (fino ad allora autore di eccentriche commedie satiriche) a una certa notorietà anche in occidente. La sceneggiatura è di sua moglie, Natto Wada, con la quale collaborò professionalmente per oltre quindici anni. Come il precedente, il film è fortemente antibellico: ma anziché lanciare semplicemente un messaggio pacifista e conciliatorio, sceglie di mostrare apertamente tutto l'orrore e la barbarie che la guerra può portare agli esseri umani. Ne risulta una pellicola cupa e allucinata, che procede in maniera incessante in un crescendo di paranoia e disperazione. Il protagonista Tamura, un uomo buono, sensibile e passivo, che pure è responsabile a sua volta di alcune nefandezze (si pensi alla scena in cui uccide una donna nel villaggio dove ruba poi le scorte di sale), assiste con impotenza alla trasformazione e alla degradazione dei suoi compagni, alcuni dei quali giungono addirittura ad uccidersi a vicenda e al cannibalismo pur di sopravvivere. E l'impatto delle scene finali è talmente forte da far passare in secondo piano le molte sequenze precedenti, come quella delle scarpe nel fango o dell'attraversamento della giungla e del fiume, caratterizzate da un (neo)realismo assai efficace nel ritrarre le tragiche esperienze della guerra. Il titolo si riferisce ai misteriosi falò accesi dai contadini filippini per bruciare le sterpaglie, e che i soldati giapponesi ipotizzano possano essere segnali di fumo ad opera dei guerriglieri.

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