5 dicembre 2015

Piccolo Cesare (Mervyn LeRoy, 1931)

Piccolo Cesare (Little Caesar)
di Mervyn LeRoy – USA 1931
con Edward G. Robinson, Douglas Fairbanks Jr.
***

Visto in divx.

Due delinquenti di piccolo calibro, Caesar Enrico "Rico" Bandello (Robinson) e Joe Massara (Fairbanks Jr.), si trasferiscono a Chicago in cerca di migliori occasioni. Se Joe è affascinato dalla vita mondana e aspira ad essere un ballerino, Rico – detto "Piccolo Cesare" per via della sua bassa statura – sogna invece di diventare un potente gangster. Entra così nella banda di Sam Vettori (Stanley Fields), che maschera le sue attività dietro la gestione di un night club, e grazie al proprio carisma, all'intraprendenza e al grilletto facile, comincia una rapida scalata che lo vedrà dapprima prendere il posto dello stesso Vettori, e poi quello di altri boss sempre più in alto nelle gerarchie della malavita, senza esitare ad eliminare chiunque si metta sulla sua strada (che si tratti di rappresentanti delle forze dell'ordine o di membri della sua stessa banda). Ma giunto al culmine del potere, non riuscirà a tollerare l'idea di essere stato lasciato da Joe, che nel frattempo ha preferito farsi una vita onesta in compagnia della sua partner di ballo Olga (Glenda Farrell), e finirà col commettere quel passo falso che consentirà alla polizia di incriminarlo. Seminale gangster movie, capostipite di tutta una serie di pellicole (fra cui spicca lo "Scarface" di Howard Hawks, uscito l'anno successivo) sull'ascesa e la caduta di boss della criminalità organizzata. Il modello reale è chiaramente Al Capone, anche se qui il personaggio è caratterizzato in modo originale dall'istrionismo di Robinson e con un evidente sottotesto omosessuale. Rico, che non beve, cura in maniera particolare il proprio aspetto (una didascalia recita: "si prende cura di sé, dei suoi capelli e della sua pistola") e non si mostra minimamente interessato alle frequentazioni femminili, diventa geloso di Joe per essere stato abbandonato dall'amico in favore di una donna, ponendosi direttamente in contrapposizione con lei. La scena finale, in cui Rico viene braccato e ucciso dalla polizia proprio sotto un cartellone che pubblicizza uno spettacolo di Joe ed Olga, è emblematica. La sceneggiatura è tratta da un romanzo di William R. Burnett, che non apprezzò questo taglio nella caratterizzazione del protagonista. L'enorme successo al botteghino trasformò Robinson in una star e, come detto, diede il via a un intero filone di crime movie sempre più violenti ed espliciti, fino a quando il codice Hays nel 1934 non impose severe restrizioni al genere, temendo che gli spettatori più giovani finissero con l'ammirare i protagonisti e identificarli come eroi e modelli da seguire.

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