Ritorno al futuro (Robert Zemeckis, 1985)
Ritorno al futuro (Back to the Future)
di Robert Zemeckis – USA 1985
con Michael J. Fox, Christopher Lloyd
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Rivisto in DVD, con Sabrina.
Okay, è giunto il momento di riguardarsi (per l'ennesima volta!) la trilogia di "Ritorno al futuro", in vista del "Back to the Future day" che sta per cadere fra pochi giorni, il 21 ottobre 2015. Si tratta della data in cui, nel secondo film della saga, i protagonisti sbarcano in quello che per loro era il futuro ma che per noi è il presente: se in questo primo lungometraggio, infatti, il protagonista viaggia di trent'anni nel suo passato (dal 1985 al 1955), nel secondo si sposterà di trent'anni in avanti. Scritto da Zemeckis con l'amico Bob Gale (con il quale aveva già collaborato nelle sue precedenti pellicole), "Ritorno al futuro" è uno dei film più iconici degli anni ottanta, nonché uno dei titoli più popolari del frequentatissimo filone fantascientifico dei viaggi nel tempo, anche se a suo modo se ne discosta parecchio e offre allo spettatore un approccio del tutto differente, non basato soltanto su concetti classici della fantascienza come i paradossi temporali (per quelli ci sarà ben più spazio, per usare un eufemismo, nel sequel) ma sui toni della commedia teen, di quella romantica e sulla nostalgia per gli anni cinquanta. Grazie a una sceneggiatura perfettamente calibrata e scoppiettante, a una coppia di protagonisti memorabili (in particolare lo scienziato che inventa la macchina del tempo, il dottor Emmet Brown detto "Doc", caratterizzato in modo mirabile da un eccellente Christopher Lloyd), per non parlare di elementi quintessenziali come la DeLorean (sì, la macchina del tempo qui è una macchina vera e propria, in senso cioè automobilistico!), "Ritorno al futuro" ha spopolato al botteghino (il che giustificherà la messa in cantiere di due sequel, peraltro già potenzialmente anticipati da un finale ironicamente aperto) e conquistato un posto nel cuore e nell'immaginario di tantissimi spettatori. Ha inoltre reso Michael J. Fox una star (per breve tempo, ahimè) e fatto decollare la carriera di Robert Zemeckis che, nata all'ombra di Steven Spielberg (qui produttore esecutivo), lo porterà alle vette dell'Oscar ("Forrest Gump") e del cinema mainstream ("Cast Away", "Contact"), prima di collassare su sé stessa negli anni duemila con una serie di inspiegabili pellicole in motion capture.
Marty McFly (Fox) è un diciassettenne che vive nella cittadina di Hill Valley. Il suo amico "Doc" Brown, eccentrico inventore da sempre ossessionato con il tempo (lo dimostrano le centinaia di orologi che possiede in casa: il tema è ovviamente ricorrente in tutto il film, come dimostrerà il climax sulla torre dell'orologio nella piazza centrale della città), ha messo a punto un'automobile in grado di viaggiare in questa dimensione. Peccato solo che per generare l'energia necessaria abbia dovuto trafugare una gran quantità di plutonio a un gruppo di terroristi libici (a proposito: curiosa la preveggenza di Zemeckis che, ancora prima della caduta del muro, non ha scelto i soliti russi come cattivi). Quando questi si presentano, decisi a vendicarsi, Marty è costretto a fuggire con la DeLorean: e raggiungendo le 88 miglia orarie, si ritrova proiettato indietro di 30 anni, senza alcuna possibilità di tornare nel suo tempo. Tranne, ovviamente, quella di rivolgersi allo stesso Doc, di trent'anni più giovane, per trovare il modo di "ricaricare" la batteria della macchina. Nel frattempo, la sua permanenza nel 1955 non è senza conseguenze: senza volerlo interferisce nel primo incontro fra i suoi genitori (che qui hanno la sua stessa età!). La sua futura madre, Lorraine (Lea Thompson), finisce così con l'innamorarsi di lui anziché di quello che dovrebbe diventare suo marito, George McFly (Crispin Glover). E questo mette a repentaglio l'esistenza dello stesso Marty, che dovrà ingegnarsi per correggere l'errore prima di tornare nel 1985, spingendo l'inetto George a conquistare Lorraine. Complicazioni su complicazioni rendono avvincente la storia, movimentata dalle classiche dinamiche dei film scolastici (il bullo cattivo, la rivincita del loser) e da divertenti anacronismi (Marty che suona il rock al ballo della scuola, ispirando di fatto Chuck Berry). Il fatto che la maggior parte della pellicola si svolga negli anni cinquanta non solo non va a detrimento dell'aspetto "fantascientico" della storia, ma veicola un senso di familiarità e di nostalgia nello spettatore che, come il protagonista, si ritrova a riflettere su quanto (o quanto poco) il mondo e le persone siano cambiate nel corso del tempo. Alcuni critici, a causa del setting, hanno addirittura paragonato il film a classici di Frank Capra come "La vita è meravigliosa".
Rivedendo il film trent'anni dopo, colpisce come anche quello che allora era inteso come "presente" ci sembra ormai "passato": gli abiti del 1985 (il piumino senza maniche di Marty, che nel 1955 tutti scambiano per un "giubbotto di salvataggio"), le musiche, i riferimenti socio-culturali sono ormai quasi altrettanto distanti per noi quanto quelli di trent'anni prima lo erano per Marty. Eppure non si può non apprezzare la cura per i dettagli che gli sceneggiatori e gli scenografi hanno immesso nella pellicola: quasi ogni elemento, simbolo o luogo di Hill Valley appare in due versioni, mostrando la differenza fra le due epoche. Ci sono anche diverse strizzatine d'occhio, come il "Twin Pines Ranch" del 1955 su cui sorgerà il "Twin Pines Mall" nel 1985 che diventa "Lone Pine Mall" dopo che Marty ha abbattuto uno dei suddetti alberi con la sua automobile. E poi, lo skateboard di Marty (che nel passato è una semplice tavola di legno), gli slogan elettorali del sindaco, i negozi e i cinema... Nei due film successivi, ovviamente, vedremo ancora gli stessi elementi ulteriormente trasfigurati (nel "futuro" del 2015 e nel "passato" del 1885!). Il trucco consente di utilizzare gli stessi attori per entrambe le epoche, invecchiandoli nel presente (non solo i genitori di Marty, ma anche il "bullo" Biff Tanner, interpretato da Thomas F. Wilson). Fra i tanti temi c'è quello del contrasto generazionale: Marty arriva a scoprire che i suoi genitori (la madre in particolare) non erano poi così differenti da lui, e che in fondo tutti gli adolescenti fanno le stesse cose e amano le stesse trasgressioni. Più delicato il risvolto edipico, per quanto trattato con umorismo. E naturalmente, le citazioni culturali ("Sono Darth Vader del pianeta Vulcano", "Levis Strauss" - che in originale era "Calvin Klein" - o "Johnny B. Goode"). Nella colonna sonora, oltre al memorabile tema di Alan Silvestri, spicca la canzone "The power of love" di Huey Lewis and the News. Tante le frasi e i tormentoni destinati a rimanere nella storia: "McFly? McFly? C'è nessuno in casa?", "Ehi tu, porco, levale le mani di dosso", "Scusa la rozzezza di questo modello, ma non ho avuto il tempo di farlo in scala e di dipingerlo", "Strade? Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade!", mentre il "Great Scott!" ("Grande Giove!") di Doc viene tradotto in questo primo film come "Bontà divina!".
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