Canzoni dal secondo piano (Roy Andersson, 2000)
Canzoni dal secondo piano (Sånger från andra våningen)
di Roy Andersson – Svezia 2000
con Lars Nordh, Stefan Larsson
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Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.
Alla fine del millennio, l'umanità è allo sbando. Ossessionate dal lavoro e dai problemi della vita quotidiana, le persone sembrano essersi smarrite in un buco nero esistenziale, dove le sofferenze e la solitudine impediscono non solo ogni comunicazione ma anche una possibile via di fuga attraverso l'amore o la poesia. Mentre gli uomini sono come imprigionati in un enorme ingorgo stradale, dove tutte le automobili procedono lentamente nella stessa direzione, senza una vera meta, i fantasmi del passato cominciano a presentarsi... Venticinque anni dopo il suo ultimo lungometraggio (un periodo durante il quale ha girato per lo più cortometraggi, documentari e spot pubblicitari, il che spiega lo sviluppo e la maturazione di uno stile imperniato su piccole vignette di quotidianità), il regista svedese Roy Andersson torna al cinema con una pellicola surreale e metaforica, cinica e grottesca, a cui ne seguiranno altre sulla stessa falsariga (compreso quel "Piccione" che nel 2014 vincerà il Leone d'Oro al Festival di Venezia). Costituita da una serie di scene girate senza alcun movimento di camera, ci mostra un vasto numero di personaggi – spesso "brutti" e sovrappeso – imprigionati nelle loro squallide e problematiche esistenze. Il protagonista principale, se così possiamo chiamarlo, è Kalle, commerciante di mezza età che ha dato alle fiamme il proprio negozio per intascare i soldi dell'assicurazione. Tormentato dal passato, dai rimpianti e da un figlio impazzito perché diventato poeta, Kalle è alla disperata ricerca di un nuovo business: l'idea di vendere crocifissi per approfittare del Giubileo si rivelerà fallimentare, ma nel frattempo comincerà a parlare con i fantasmi (fra cui quello del suo amico Sven, che prima di suicidarsi gli aveva prestato una forte somma di denaro). Attorno a lui si muovono tanti altri personaggi: impiegati, burocrati, uomini di potere, persone qualunque... Il film si ispira ai versi del poeta modernista peruviano César Vallejo, del quale viene citato più volte una sorta di rilettura/parodia del discorso delle beatitudini: "amandas las personas que se sientan" (beate le persone che si siedono), ripete il figlio di Kalle, Stefan, quando fa visita al fratello Tomas, ricoverato in un istituto. La poesia e l'arte come unica arma per sopravvivere in una società che pensa solo al profitto (e che non esita a sacrificare l'innocenza pur di garantirsi una via di fuga dalla miseria o dalla distruzione), l'amore disinteressato (come quello del Cristo, che "non era il figlio di Dio ma solo una persona gentile", dice uno dei pazienti del manicomio) visto come qualcosa assolutamente fuori posto nel mondo moderno: il tutto incastonato in un racconto a episodi dai toni grotteschi e alienanti, che mostra la follia nella normalità, il surreale nel quotidiano, il banale nelle disgrazie della vita (grandi e piccole) e nella storia passata (il generale centenario che fa il saluto nazista, lo spettro del giovane impiccato durante la guerra), con uno sguardo disincantato ma anche partecipativo. Un film insolito, straniante, molto più complesso e stratificato di quanto non sembri all'inizio, con echi dei paradossi di Kafka e del surrealismo di Buñuel mescolati al cinico umorismo dei paesi nordici (si pensi a Kaurismäki) e continue metafore sulla condizione umana ("Non è facile essere umani"): si spiegano così il barbone filosofo, gli impiegati in processione con il cilicio, la riunione dei manager con la sfera di cristallo, la tentata fuga all'aeroporto, e naturalmente il sacrificio della bambina. Da segnalare anche l'uso spiazzante della musica (come la scena in cui gli sbadigli delle persone in metropolitana si trasformano in una cantata corale). Gli attori sono in gran parte non professionisti: pare addirittura che Andersson abbia trovato il suo protagonista, Lars Nordh, mentre faceva shopping all'Ikea. Premio speciale della giuria a Cannes.
2 commenti:
film magnifico, surreale e apocalittico, poetico (tutto il finale è una poesia visiva, ma anche la scena delle persone in metro che cantano vale da sola un intero film) e ironico. Se si ha la pazienza di seguire i suoi tempi dilatati questo film di Andersson è grandioso.
Stesso identico stile, ma con più amarezza il recente "Piccione su un ramo".
You the living non l'ho mai visto
Non conoscevo questo regista, ho visto i suoi film passati proprio per prepararmi alla visione del "Piccione" e ne è sicuramente valsa la pena! Dei tre capitoli della trilogia, comunque, proprio "Canzoni dal secondo piano" è forse quello che mi è piaciuto di più, quello che ho trovato più "profondo" e focalizzato nella sua bizzarria...
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