10 gennaio 2015

Detour (Edgar G. Ulmer, 1945)

Detour - Deviazione per l'inferno (Detour)
di Edgar G. Ulmer – USA 1945
con Tom Neal, Ann Savage
***1/2

Rivisto in divx.

Il viaggio in autostop da New York a Los Angeles dello squattrinato pianista Albert (Tom Neal) si trasforma in un incubo quando l'automobilista che lo ha preso a bordo, l'allibratore Charles Haskell Jr., muore all'improvviso per una tragica fatalità. Nel timore di essere accusato di omicidio, Al nasconde il cadavere dell'uomo e ne assume temporaneamente l'identità, ma questo non farà altro che ficcarlo in guai sempre più grossi... Girato in pochi giorni (secondo alcune fonti, solo 6; in realtà almeno una ventina), con un budget irrisorio e con mezzi di fortuna, questo thriller ad alta tensione ha acquisito nel corso degli anni una fama da cult movie, tanto che alcuni critici lo hanno definito come "il B-movie più famoso di sempre". Per Wim Wenders, addirittura, si tratta di una pellicola in anticipo di quindici anni sui suoi tempi, grazie alla cinica e fatalista riflessione sul caso e sul destino. "Qualcosa si frappose sul mio cammino, mi spinse in una direzione che non era quella che volevo", commenta la voce off del protagonista, che rievoca l'intera vicenda in un flashback a uso degli spettatori (e chissà che gli eventi raccontati non siano stati deformati dallo stesso narratore, che spesso commenta "Non mi aspetto che mi crediate"). L'atmosfera di ineluttabilità, l'impossibilità di scampare al proprio fato, si esplica attraverso una serie di eventi improbabili che si accaniscono in maniera quasi surreale sul personaggio principale (celebre, per esempio, la scena in cui Al strangola involontariamente Vera, la donna che minacciava di denunciarlo alla polizia, tirando il cavo del telefono che le si attorciglia attorno al collo). La regia stilizzata di Ulmer (esule dalla Cecoslovacchia e già assistente di Murnau), così come la fotografia, la scenografia (pochi set senza particolari, più alcune scarne scene girate in esterni) e in generale tutto il comparto tecnico non nascondono la povertà dei mezzi a disposizione, che tuttavia non è un limite ma un punto di forza; così come la prova dei due attori (l'ex pugile Neal e l'ex modella Savage), dalla carriera anonima e oscura ma decisamente vivi ed espressivi. Anche per questo, mentre tante altre pellicole della cosiddetta "poverty row" (gli studi più piccoli e indipendenti di Hollywood) – girate per sopravvivere non più di qualche settimana nelle sale cinematografiche – sono ormai finite del dimenticatoio, "Detour" si è ritagliato uno spazio come uno dei modelli più significativi del cinema noir degli anni quaranta. D'altronde gli ingredienti ci sono tutti: il peccato, la colpa, la sconfitta, il viaggio senza speranza e la torbida figura della femme fatale.

2 commenti:

Lakehurst ha detto...

Una storia quasi da Twilight zone tanto si accanisce la sfortuna sul protagonista; però come dici tu il gioco del destino, il cinismo abissale (e una serie di sequenze) sono ancora da manuale

Christian ha detto...

Quando si parla di caso e di destino nel cinema, questo è uno dei primi film che viene in mente! ^^