15 gennaio 2015

L'amore bugiardo (David Fincher, 2014)

L'amore bugiardo - Gone girl (Gone girl)
di David Fincher – USA 2014
con Ben Affleck, Rosamund Pike
**

Visto al cinema Uci Bicocca.

Nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, Nick Dunne (Affleck) scopre che la moglie Amy (Pike) è misteriosamente scomparsa di casa. Segni di un'effrazione e tracce di sangue fanno pensare al peggio, e proprio il marito appare come il principale indiziato, quantomeno davanti all'opinione pubblica: soprattutto quando si scopre che il matrimonio non era felice, che l'uomo aveva una relazione con una studentessa, che la donna era incinta e che lui era spesso violento nei suoi confronti. Peccato che si tratti solo di una messinscena, abilmente studiata da Amy per incastrare il marito, e che dietro l'aspetto angelico e "perfetto" (sin dall'infanzia, fra l'altro, la ragazza è stata il modello di una serie di libri scritti dai suoi genitori, "Mitica Amy", e come tale ha stuoli di fan e di ammiratori che ne seguono le vicende con il fiato sospeso) la donna sia una subdola manipolatrice, come ben sa chi l'aveva già incontrata sulla sua strada... Da un romanzo di Gillian Flynn, adattato dalla stessa autrice, Fincher trae un thriller "glaciale" e ambiguo, che scava con cinismo nel rapporto malato fra i due protagonisti e demolisce pezzo dopo pezzo il loro "matrimonio felice", cambiando più volte le carte in tavola. La prima metà del film sembra seminare dubbi anche nello spettatore riguardo la possibile colpevolezza di Nick, a tratti ritratto come un sociopatico, mentre il colpo di scena a metà pellicola inverte del tutto la prospettiva, a costo di alcune svolte narrative inverosimili. Poco più che un contorno l'ambientazione nella provincia del profondo sud degli Stati Uniti (siamo in Missouri), mentre prominente è il contesto mediatico, con talk show e opinione pubblica a dare giudizi e a fare processi in base a "sensazioni" e simpatie, ancor prima che agisca la polizia. Il risultato è una pellicola non guidata dai personaggi (quanto mai irreali o improbabili, nel loro lucido cinismo e nella mancanza di empatia) ma dalle loro storie: e dunque il meccanismo della sceneggiatura – come spesso capita nel cinema di Fincher – risulta a posteriori fin troppo evidente allo spettatore. Gli attori fanno quello che possono (meglio la Pike di Affleck, comunque) nel dare vita a caratteri che non hanno scopo né altra esistenza al di fuori della vicenda in cui sono intrappolati. Pessimo il doppiaggio italiano, a livelli di serie tv.

2 commenti:

Jean Jacques ha detto...

A me è piaciuto, anche se sono uno dei pochi a non gridare al capolavoro, però manco tu scherzi XD io non l'ho trovato così pessimo. Più che altro avrei preferito che si concentrassero maggiormente sul rapporto dei media, che mi era sembrata la parte più interessante di tutta la vicenda.

Christian ha detto...

No, no, che pessimo... La sufficienza gliela do, e pure abbondante, Soprattutto la seconda parte l'ho trovata interessante. :)
L'aspetto dei media mi pare sia stato sfruttato abbastanza (anche con qualche generalizzazione di troppo), se avesse avuto più spazio sarebbe stato un altro film, incentrato solo su quello.