19 aprile 2014

Il palloncino bianco (Jafar Panahi, 1995)

Il palloncino bianco (Badkonake sefid)
di Jafar Panahi – Iran 1995
con Aida Mohammadkhani, Mohsen Kafili
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Rivisto in divx.

La piccola Razieh vorrebbe comprare al mercato di Teheran un pesciolino rosso in occasione delle festività per il nuovo anno iraniano (corrispondente al primo giorno di primavera: i pesci rossi sono considerati portafortuna). Ma smarrisce la banconota consegnatale dalla mamma, che finisce in un tombino: riuscirà a recuperarla? La pellicola d'esordio di Jafar Panahi, dopo alcuni corti e mediometraggi per la tv, si appoggia su una sceneggiatura di Abbas Kiarostami – di cui Panahi era stato assistente – e racconta una vicenda minimalistica con bambini come protagonisti, una sorta di "favola morale" che dietro l'apparente esilità della trama nasconde interessanti riflessioni socio-politiche (quella di mascherare tali riflessioni nei film con bambini, considerati più innocui e dunque in grado di sfuggire alla censura, è una consuetudine di molti registi iraniani). In effetti non pochi sono i punti in comune con le prime pellicole dello stesso Kiarostami, a partire da quelli formali: il tono delicato e poetico, la grande attenzione alla psicologia dei bambini (che devono fare i conti con adulti che non li comprendono, li ignorano o, nei casi peggiori, approfittano della loro ingenuità), l'importanza dell'ambiente circostante, l'uso di lunghi piani sequenza (in quello iniziale, fra l'altro, ci vengono mostrati tutti i personaggi che poi ritroveremo nel corso del film). La vicenda di Razieh è la rappresentazione di una piccola "tragedia" (piccola in sé, ma grande agli occhi di una bambina di sette anni!), che fa passare ogni altra cosa in secondo piano: le difficoltà familiari (è suggerito implicitamente che il padre sia un violento, ed esplicitamente che ha un "lavoro segreto" e forse illegale) come i problemi economici delle altre persone che la bambina incontra (i mendicanti, il negoziante, il soldato, il venditore di palloncini). Di più: Panahi rappresenta, attraverso i vari personaggi, le differenti etnie del paese: e così nell'incipit troviamo due suonatori ambulanti con la pelle scura; la donna che aiuta Razieh è armena (l'attrice, Anna Borkowska, è di origine polacca!); il soldato proviene da Nishapur, nell'estremo nord-est del paese; e soprattutto il ragazzo che vende i palloncini è afgano, quasi sicuramente un rifugiato. Inizialmente Razieh e soprattutto suo fratello Ali lo trattano con sufficienza (Ali gli sottrae il bastone senza nemmeno chiedergli il permesso), e alla fine – recuperata la banconota e acquistato il pesce – se ne vanno lasciandolo lì da solo, con il palloncino bianco che dà il titolo al film ancora invenduto: è come se i bambini ricchi di Teheran fossero insensibili ai problemi dei ragazzi più poveri, proprio come gli adulti, così presi dai propri problemi, sono invece indifferenti a quelli dei bambini. Al riguardo è bella, perciò, la scena in cui i tre ragazzini si dividono la gomma da masticare. A livello registico, il realismo è filtrato da una grande cura per la messa in scena, con inquadrature ristrette e anti-panoramiche (che rispecchiano lo sguardo di un bambino) e un montaggio assai meditato (da notare che l'intera pellicola si svolge in tempo reale, con la radio che scandisce i minuti che mancano al capodanno). Indimenticabile, in ogni caso, la protagonista: tenera, simpatica, ostinata, capricciosa ma onesta. Il titolo di lavorazione era "Buon anno nuovo", poi mutato nel più poetico "Il palloncino bianco", forse in riferimento al classico francese "Le ballon rouge".

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