20 marzo 2014

Lei (Spike Jonze, 2013)

Lei (Her)
di Spike Jonze – USA 2013
con Joaquin Phoenix, Amy Adams
***

Visto al cinema Uci Bicocca, con Sabrina.

In un futuro prossimo vengono sviluppati nuovi sistemi operativi per computer (OS) talmente sofisticati da adattarsi all'utente, provare emozioni ed evolversi, utilizzando l'intuito e imparando dalle esperienze. E il solitario, introverso ma sensibile Theodore, scrittore reduce da un matrimonio fallito e che fa fatica a intraprendere una nuova relazione, finisce con l'innamorarsi di "Samantha", il suo OS personale. Dal regista di "Essere John Malkovich" (qui anche sceneggiatore), un'insolita storia d'amore fra un uomo e un'intelligenza artificiale. L'idea non è nuova (già nel 1984 c'era stato "Electric Dreams", triangolo amoroso fra un ragazzo, una ragazza e un computer... ma se vogliamo si può risalire fino al mito di Pigmalione: in fondo è Theodore stesso che "forgia" Samantha, a cominciare dalla scelta di darle una voce e una personalità femminile), ma Jonze riesce a trattarla con la giusta delicatezza e introspezione. Da un lato si concentra solo sul rapporto fra i due protagonisti, sviluppando il bizzarro punto di partenza senza perdersi in inutili rivoli (e senza ricorrere al cinismo o alla satira, come sarebbe stato anche comprensibile visto l'argomento, bensì mantenendosi su toni inaspettatamente dolci e teneri), e dall'altra fa riflettere sulle possibili (e credibili) evoluzioni dei rapporti sociali nell'era dell'informatica pervasiva, dei social network e dell'ossessione per la tecnologia (cosa c'è in fondo di così diverso dalle varie chat room, dai siti di incontri o dalle relazioni a distanza tramite Skype? La tecnologia può aiutare a combattere la solitudine?). Non mancano i paradossi che sorgono dalla dicotomia fra reale e virtuale (che si rispecchia anche nel lavoro di Theodore, il quale di professione scrive intime ed appassionate lettere per conto terzi, piene di quei sentimenti e di quella sensibilità che invece fatica ad esprimere nella vita reale). Quello fra Theodore e Samantha è un rapporto fra due menti e un corpo solo, con tutti i limiti che questo comporta. A tratti si cerca di porvi rimedio, come nella sequenza in cui viene coinvolta un'altra ragazza, che però non risolve il problema: si passa a tre menti e due corpi, c'è sempre qualcosa di troppo! (Strano, però, che non si sia pensato a mettere in commercio bambole gonfiabili, robot o animatroni in cui "inserire" l'OS).

Nonostante il loro amore e l'apparente comunanza di spiriti, gli ostacoli alla relazione fra Theodore e Samantha sono tanti: il sospetto che la personalità e le emozioni dell'OS non siano spontanee ma soltanto il frutto della sua programmazione; o che i sentimenti di Theodore per lei siano una "scorciatoia" di comodo (l'ex moglie gli rinfaccia di non saper gestire una relazione con una persona vera); per non parlare delle complicazioni che sorgono quando Theodore si rende conto che le capacità dell'OS di lavorare in multitasking gli permettono di "interfacciarsi" nello stesso istante con numerosi altri utenti (il mondo è troppo limitato per una creatura capace di amore infinito!). Eppure il furbo Jonze lascia che la narrazione fluisca in maniera quieta e naturale ("mimando" i vari step di una vera relazione romantica, comprese le piccole crisi, i dubbi e le incomprensioni), senza appesantire la storia con riflessioni filosofiche che, pur presenti, rimangono sottotraccia: e questo aiuta il film a risultare meno cervellotico e più accessibile rispetto ai lavori passati del regista, il che forse ha contribuito in parte a fargli vincere il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. A livello tecnico, buona la cura con cui si è descritto il mondo prossimo futuro, a partire dagli abiti, dagli arredamenti e dalle architetture, per finire con le interfacce grafiche dei computer (e vogliamo parlare dei videogiochi?). Nella versione originale la voce di Samantha è di Scarlett Johansson, che per questo ruolo ha vinto il premio come miglior attrice al Festival di Roma pur non apparendo mai di persona: un caso simile, ma speculare, a quello del film "Locke", dove invece un solo attore ci "mette la faccia" e tutti gli altri personaggi recitano solo con la voce. In italiano Samantha è doppiata da Micaela Ramazzotti. Bravo e intenso come sempre il qui baffuto Joaquin Phoenix, mentre nel resto del cast figurano Amy Adams, Rooney Mara e Olivia Wilde. Il regista stesso dà invece la voce al buffo e dispettoso personaggio del videogioco.

11 commenti:

Dantès ha detto...

ommadonna cosa mi hai ricordato! Electric dreams pensavo di averlo visto solo io...

Christian ha detto...

Probabilmente l'abbiamo visto in tre... io, tu e Giorgio Moroder (che ne aveva composto la colonna sonora)! ^^

James Ford ha detto...

Film stupendo, quest'anno per me secondo solo al Wolf di Scorsese.

Christian ha detto...

Nel vuoto quasi totale di questi primi tre mesi, sicuramente è uno dei migliori film giunti al cinema. Quello di Scorsese, invece, francamente mi ha lasciato pochino...

Ismaele ha detto...

come fa quella voce, di Scarlett, a non far innamorare?
quella voce è il motivo per vedere il film in versione originale sottotitolato.

Christian ha detto...

Comunque mi è parso che la Ramazzotti non abbia fatto un brutto lavoro nel doppiaggio italiano...

Dantès ha detto...

io l'ho visto in originale, ma ho anche visto delle parti doppiate e secondo me la Ramazzotti ne esce alla grande, anche perché le loro voci hanno un timbro simile

marco46 ha detto...

M. Ramazzotti ha un accento un po' troppo romanesco (ti aspetti che da un momento all'altro esclami "a bellooo! datte una mossa!!!")
quanto ai precedenti illustri, si può citare L'ULTIMA DOMANDA (racconto di Asimov) in cui un manufatto creato dall'uomo (MULTIVAC; per gli amici, AC) che evolvendo nel corso delle ere diventa Dio ("il suo rapporto col tempo e con lo spazio non era più comprensibile per la mente umana") e, essendosi spento l'Universo, lo ri-crea: "SIA LA LUCE e tutto il resto"

Christian ha detto...

marco46:
C'è anche "La risposta" del mitico Fredric Brown, più breve, incisivo (e di due anni prima) rispetto al racconto di Asimov:
«Esiste Dio?»
«Adesso sì».
^^

Marisa ha detto...

Condivido l'entusiasmo. E' un film che diventa più complessso pensandoci e cresce anche emotivamente. Che l'innamoramento sia una "pazzia socialmente accettata" è verissimo e l'oggetto dell'innamoramento è sempre avvolto da una grandissima proiezione e anche quando crediamo di amare l'altro "per quello che è" in fondo l'altro è spesso solo un supporto per liberare le nostre emozioni e il nostro sentimento. Qui lo scrivere lettere d'amore per conto terzi è l'espediente per mostrarci come sia già latente il bisogno di liberare il proprio sentimento e la voce dell'OS è il veicolo ideale per provare "realmente" un grande amore in prima persona, senza i condizionamenti e i sensi di colpa presenti nel matrimonio. Lo schok provocato dalla rivelazione degli innumerevoli possibili altri amori dell'OS ( un naturale tanto esteso come quello di Don Giovanni?) e la necessità dell'allontanamento lo riportano alla realtà, ma l'esperienza lo ha trasformato ed ora può scrivere alla ex moglie quella lettera d'amore e d'addio autentica e, mi sembra, sia anche pronto per una vera storia con l'amica di sempre.
Bravissimo come sempre Joaquin Phoenix, che è uno degli attori più intensi che ci offre il mercato, anche se meno bello di altri...

Christian ha detto...

In effetti i numeri che Samantha cita (8316 persone con cui è in contatto, 641 di cui è innamorata) sono degni del "catalogo" di Don Giovanni... ^^