Bella di giorno (Luis Buñuel, 1967)
Bella di giorno (Belle du jour)
di Luis Buñuel – Francia 1967
con Catherine Deneuve, Michel Piccoli
***1/2
Rivisto in DVD, con Sabrina.
Per superare la propria frigidità e la paura del sesso, Séverine – moglie di un giovane e ricco chirurgo – opta per una "terapia d'urto" e si prostituisce in un bordello di lusso, dove è conosciuta con il nome di "Bella di giorno" (perché è disponibile solo dalle 2 alle 5 del pomeriggio). Il primo film a colori di Buñuel, scritto con Jean-Claude Carrière da un romanzo di Joseph Kessel e prodotto dai fratelli Hakim, è il lavoro più celebre e "scandaloso" del regista: rifiutato dal Festival di Cannes per supposta "scarsa artisticità", si rifarà vincendo addirittura il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia. Nella vena onirico-surrealista di Don Luis, il film mette in scena ossessioni e desideri che si confondono con la realtà: Séverine, che ha tendenze sadomasochistiche (sogna di essere frustata o umiliata dall'uomo che ama), non si prostituisce per denaro o per lussuria, ma solo per "scoprire sé stessa", come se si trattasse di sedute dallo psicanalista. Il tema pruriginoso sollevò un vespaio nei tardi anni sessanta, ma spinse anche gli incassi alle stelle (è il lavoro del regista spagnolo che ebbe il maggior successo di pubblico). E anche a rivederlo oggi il film mantiene tutta la sua forza, in un miracoloso equilibrio fra simbolismo, caratterizzazione psicologica, bizzarria delle situazioni (si pensi alla sequenza di clienti eccentrici o dalle manie "particolari": si va dal professore che gioca a fare il maggiordomo maltrattato, al duca che assolda la ragazza perché impersoni la moglie defunta) e carica erotica, pur non mostrando mai (naturalmente) scene esplicite. Una Deneuve bellissima, algida e distante (anche quando la vediamo nel tempo libero, sulla neve di una località sciistica o in completino bianco da giocatrice di tennis), dà vita a un personaggio indimenticabile, che parte dalla propria passività e sottomissione per cercare un nuovo equilibrio fra realtà e sogno (sono numerose le sequenze – introdotte dall'immagine o dal rumore della carrozza, spesso accompagnata da suoni di campanellini o da miagolii di gatti – che sono puramente frutto della sua immaginazione). Buono comunque anche il cast maschile: a svettare, più che Jean Sorel nei panni del marito, è il sornione Michel Piccoli, l'amico che la corteggia e che subdolamente la indirizza alla casa di Madame Anaïs (Geneviève Page). Pierre Clémenti è invece il giovane malavitoso che si invaghisce di lei, parzialmente ricambiato, e che cercherà di averla tutta per sé. Fra i tanti elementi introdotti per intorbidire le acque, è da ricordare la misteriosa scatoletta del cliente orientale, da cui proviene uno strano ronzio e di cui non ci viene mostrato il contenuto, che Buñuel lascia alla nostra immaginazione: è certamente un'antesignana della valigetta di "Pulp Fiction". Diverse le scene censurate dall'edizione italiana: in particolare, quella in cui Séverine, da bambina, rifiuta di ricevere la comunione, dimostrando già da allora il suo anticonformismo e il suo desiderio di trasgressione. Nel 2006 Manoel de Oliveira ne ha diretto un (brutto) sequel, "Belle toujour", con Bulle Ogier nel ruolo di Séverine (che la Deneuve aveva rifiutato di riprendere).
2 commenti:
è il mio Bunuel preferito!
Io gli preferisco "Il fascino discreto della borghesia", e anche alcuni film del periodo messicano (come "L'angelo sterminatore", "Estasi di un delitto" e "I figli della violenza") ma comunque anche questo è un capolavoro!
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