Strade di fuoco (Walter Hill, 1984)
Strade di fuoco (Streets of fire)
di Walter Hill – USA 1984
con Michael Parè, Diane Lane
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Rivisto in TV.
Tom Cody (Michael Paré), ex soldato di ventura e delinquente, fa ritorno nella città dove è nato e che aveva abbandonato anni prima, richiamato dalla sorella Reva (Deborah Van Valkenburgh): dovrà salvare la sua ragazza di un tempo, la cantante rock Ellen (Diane Lane), che è stata rapita da una banda di motociclisti, i Bombers, guidati dal malvagio Raven (Willem Dafoe). Lo aiuteranno, fra gli altri, la soldatessa McCoy (Amy Madigan) e l'impresario Billy Fish (Rick Moranis). Terminata l'impresa, Cody se ne andrà via un'altra volta. Girato da Hill subito dopo "I guerrieri della notte", ne ricalca parecchi elementi (l'ambientazione urbana e notturna, le bande, l'esistenza ribelle e anarchica dei protagonisti) ma tralascia ancor di più la verosimiglianza per ammantare il tutto di un'irreale patina "fiabesca" (non a caso il sottotitolo della pellicola è "Una favola rock"). La città immaginaria dove si svolge l'azione è un misto di New York, Chicago e Los Angeles, e i personaggi sono quasi archetipi: l'eroe ribelle, la ragazza in pericolo, il cattivo, cui si aggiungono figure come il manager chiacchierone, la groupie e la donna soldato: tutte personaggi che non hanno altra caratterizzazione se non quella strettamente utile ai fini della trama, e che non ci immaginiamo possano vivere al di fuori della pellicola stessa. Hill dichiarò di aver voluto realizzare quello che da teenager avrebbe definito "il film perfetto", mettendoci dentro cose come "auto truccate, baci sotto la pioggia, neon, treni nella notte, inseguimenti ad alta velocità, risse, rock star, motociclette, battute dette in situazioni difficili, giubbotti di pelle e questioni di onore". Pur permeato da un'atmosfera anni '80 (in gran parte dovuta alla colonna sonora di Ry Cooder e Jim Steinman, mentre le canzoni di Ellen – in stile Bonnie Tyler – sono in realtà una combinazione fra le voci di Laurie Sargent e Holly Sherwood), la vera anima del film è anni '50, come risulta evidente da automobili, locali, abbigliamenti e capigliature retrò. I produttori Lawrence Gordon e Joel Silver e il co-sceneggiatore Larry Gross avevano lavorato con il regista già in "48 ore". Gli interpreti non sempre in parte (meglio il giovane Dafoe e Moranis che gli spaesati Parè, Lane e Madigan) e una sceneggiatura che fatica a ingranare (almeno fino al bel combattimento finale) "zavorrano" una pellicola che, pur godibile, lascia l'impressione di un'occasione sprecata. Fascinosa la fotografia notturna e colorata di Andrew Laszlo. Il titolo proviene da una canzone di Bruce Springsteen che avrebbe dovuto essere usata in apertura e in chiusura di film, ma venne poi rimpiazzata da "Tonight is What it Means to be Young". Nelle intenzioni di Hill, la pellicola avrebbe dovuto essere la prima di una trilogia: ma l'insuccesso al box office gli impedì di realizzare i sequel (anche se nel 2008 ne è uscito uno apocrifo, "Road to Hell").
5 commenti:
Io ci sono cresciuto con la colonna sonora, e, da buon adolescente, ci vedevo proprio quello che hai visto tu, i soliti personaggi, la solita storia, le solite situazioni, ma mai raccontate fino ad allora. Ciò che cambia è appunto la fotografia, mentre i trivia ne fanno qualcosa di nuovo. Una trilogia ed un apocrifo, addirittura?!?!!?
Sicuramente vederlo negli anni ottanta faceva un'altra impressione. Oggi, decontestualizzato, perde un po' la sua ragion d'essere... Purtroppo questo vale per parecchi film di Walter Hill.
Ed io che mi ero convinto che valesse come un Milius...No, è proprio qui, e con I guerrieri della notte, che ha dato il meglio di sè, non ha scritto nient'altro di buono, anche se in uno dei miei ultimi commenti, alcune riflessioni a caso su registi/sceneggiatori, l'ho sparata veramente grossa.
Non è una questione di anni '80, è solo colonna sonora e adolescenza, tanto che, lo ammetto, imitavo il cantante soul davanti allo specchio. Poi sono passato alla breakdance...
"I guerrieri della notte" resta anche il mio preferito, sicuramente più di questo. Ma ciò che intendevo dire è che i suoi film considerati "migliori", cioè quelli di fine anni '70 e inizio anni '80, oggi possono risultare parecchio datati se visti fuori contesto.
Comunque qualcosa Hill ha seminato, e gliene va dato merito... penso per esempio a "Driver, l'imprendibile" che ha ispirato Tarantino e il "Drive" di Winding Refn, o a "48 ore", che ha lanciato Eddie Murphy (oddio, questo magari non è un merito! ^^) e in un certo senso il genere del buddy movie poliziesco.
I guerrieri, vogliamo parlare di quel film? Sono anch'io cresciuto col loro mito, scorazzavo di notte con in mente qualche banda rivale, ma poi...L'ho rivisto qualche anno fa, e non è che mi abbia piacevolmente impressionato, neanche con quella nostalgia che ti porta ad adorare Nightmare, Ritorno al futuro, o quei titoli che avevamo noi. Walter Hill prometteva bene, ma quanti, adesso, sono nella sua stessa posizione? Un Shane Black che risale la china con Iron Man 3 è strano, ad esempio, ed è uno che ci ha cresciuto con Arma letale, mentre un Paul Haggis, o un Tony Gilroy ce li ricorderemo volentieri, anche se fanno i registi? Ne discuteremo tra vent'anni, spero.
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